“Eppure sono stata qui! Sono passata di qui! Qualunque cosa accada, non dimenticatemi!”
Questo disegno l’ha fatto Katia, quando era ancora una bambina, e anche quello in fondo a questa testimonianza, scritta da sua mamma, Bruna. Ogni volta che guardo i disegni di Katia o leggo i suoi pensieri mi accorgo di quanta saggezza, quanto talento e quanta bellezza inevitabilmente ci sfuggano al mondo e allora ringrazio Bruna per aver creato questo meraviglioso sito-giardino, per curarlo con un amore e una dedizione che il tempo non appanna, per saper trasformare il suo dolore che non si lenisce in un tesoro grande per tutti quelli che vogliano entrare in questo posto a cui so dare una sola parola: VITA, nel senso più pieno e profondo. Ringrazio Bruna per darci modo di continuare a conoscere Katia, a sentire la sua leggerezza e le sue risate contagiose, il suo sguardo incantato e generoso. Ecco la testimonianza di due donne speciali:
In Piazza Fanti, la sua casa. Santa Maria Maggiore, Piazza Vittorio, la Stazione… i luoghi che hanno fatto da scenario alla sua giovane e breve esistenza. Katia, troppo presto è stata estromessa dal banchetto della vita. Ora non restano che amare riflessioni e dolci ricordi.
Chissà quante persone avranno ormai cancellato dall’agenda il suo nome con relativo telefono e l’indirizzo? Quando è, che hanno preso la gomma per cancellare quel nome? Oggi, ieri, dopo un anno forse? Quale sarebbe stato il tempo ed il momento giusto per farlo? E se lo hanno già fatto non hanno sentito un momento di piccola morte interiore? Far sparire da un’agenda un nome sembra un azione facile solo quando con quella persona hai deciso di chiudere un rapporto, ma penso che cancellare una persona perché è morta è un gesto che richiede una riflessione. Penso che per gli amici di Katia non deve essere stato facile, per nessuno di quelli che l’hanno conosciuta deve essere stato facile. Quanti ancora conservano i suoi messaggi nel telefonino? Quanti non hanno avuto la forza di togliere per sempre dalla loro agenda il suo nome? Ogni persona che non c’è più e resiste in quelle agende è una dimostrazione tangibile di presenza, di vicinanza, e di amore, un modo per sottrarre il suo nome e il suo passato all’oblio.
Incredibile come l’assenza e il vuoto possano essere riempiti dal ricordo. La misura è colma, straripa e crea immagini e pensieri a flusso continuo. Il confluire del presente e del passato che si amalgamano all’infinito… Come delle scatole cinesi: un ricordo ne contiene un altro e poi un altro ancora… uno che si era quasi perduto riaffiora dolcemente dal profondo abisso mentale… Il passato s’insinua nel presente. Così la capacità di ricordare più che altro diventa un’ancora di salvezza, un regalo inaspettato, una resurrezione con dei flashback continui che si rincorrono:
tutto mi parla di lei: mia figlia.
I molteplici multicolori negozi degli indiani dove spesso andavamo alla ricerca dei monili più originali, poi quelli dei cinesi, che invece non andavano mai bene per niente, perché con le sue braccia e gambe lunghe era impossibile trovare un abito decente, e figuriamoci un pantalone! L’edicola di giornali sotto casa, dove immancabilmente prima di andare al lavoro si intratteneva a chiacchierare con le persone del quartiere… il postino che ogni giorno citofona per la posta e che un tempo era stato suo collega … Ogni cosa, ogni angolo di strada o di casa parlano sempre di lei…
Nella nostra casa ci sono ancora i segni sull’angolo della porta d’ingresso, dove le due amate sorelle, Katia e Barbara si divertivano tanto ad essere misurate dal papà nella fase di crescita…
Altri segni tangibili del suo passaggio li ritrovo nelle pagine delle riviste ed i libri che sfoglio. Quasi tutti, quelli che Katia ha letto, hanno dei brani messi in evidenza con dei segni di penna che delimitano dei brani o che sottolineano articoli che racchiudono parole che evidentemente le hanno scaldato il cuore, passi di letteratura che le sono sembrate rivelazioni, oppure segnati perché le hanno scatenato emozioni sopite… altri contengono al margine degli appunti e considerazioni indirizzati a me, visto che li leggevo sempre dopo di lei… anche quello era un modo di comunicare…
Nella casa da lei abitata, quella che aveva in affitto a fianco alla nostra, sono sparite le tracce del suo passaggio, cancellate dalle pareti imbiancate. Tutto sparito, nulla resta a raccontare la sua storia…Un nuovo inquilino entra, mette le sue cose dove prima c’erano quelle di Katia e… magicamente si ricompone una casa. Non più la sua, ma deve essere rimasta nell’aria il suo spirito gioioso, si creano atmosfere cariche di magia, che in me producono singolari epifanie…Sul ballatoio davanti la porta dell’ascensore, proprio sul pianerottolo, giunge come una volta, una musica a tutto volume che attraversa la porta chiusa del nuovo inquilino. La vita continua. Ritorna l’energia vitale della gioventù che torna ad animare quelle stanze, le pareti si riempiono un’altra volta di libri sugli scaffali, giungono a noi le voci ed il frastuono delle allegre serate, altri giovani ragazzi s’incontrano, vanno e vengono in continuazione da quella casa: solo Katia non tornerà più.
Esco di casa e m’incammino per le stradine che avvolgono il quartiere come un gomitolo sfilacciato… sanpietrini divelti, cartacce: residui d’involucri mangerecci, di pagine di giornale, di buste di plastica vuote, che volano al primo soffio di vento. Ecco, arriva una folata più forte che insieme alle carte scompiglia i miei pensieri, li mescola e li confonde sparpagliandoli alla rinfusa.
Continuo a camminare, i miei occhi si posano sui mie piedi: calzo le scarpe di Katia. Un rito questo ormai consolidato: ogni giorno porto a spasso un frammento di lei, una “cosa” che apparteneva a lei. Un golfino, una borsa, un monile: un procedere mentale che sembra rafforzare il “ sempre insieme”. Attraverso i vicoli l’evocazione del ricordo è forte: i giardini di Piazza Vittorio, dove lei, insieme con il suo cane amava passeggiare; questi ruderi, i sassi, gli alberi non hanno memoria, ma questo cielo, io lo so, questo prato sono stati accarezzati dal suo sguardo, sono stati amati e vissuti. Per questo credo che il suo riflesso e la sua essenza è rimasta impigliata tra i rami degli alberi, come un palloncino sfuggito tra le dita al bambino, così la sua vita sfuggita alla terra… Eccola tra i fiori dei melograni, eccola che circola tra i gatti del giardino che si stendono pigri al sole. Lei non è scomparsa completamente. Ci è rimasto il ricordo addosso. Il suo sguardo era luminoso. Tutto di lei irradiava luce e calore, perché lei amandoti ti lasciava, come le farfalle, un poco del suo colore addosso. Perché quando rideva fragorosamente, e solo così sapeva farlo, ti rovesciava addosso un cascata di allegria contagiosa. Ora sopra ogni cosa la sua assenza s’impone (s’imprime) come un ombra. Prima era una luce abbagliante, ora è un’ombra che si sposta sopra ogni cosa… non conosce luoghi invalicabili, non esistono limiti o barriere. L’invisibile non è il nulla! Basta crederci.
Una farfalla m’investe sfiorandomi dolcemente i capelli…
A volte, mentre sono in giro nel quartiere ho dei strani pensieri, che forse mi procurano anche delle allucinazioni o delle vere e proprie illusioni ottiche… Una ragazza con il fisico sottile e il passo danzante mi passa accanto, si allontana, quasi fluttuando, con i lunghi capelli che ondeggiano al vento, una lancinante fitta al cuore mi inchioda… Dolore,ricordo,rabbia,amore, spasimo,assenza,vuoto,sgomento…
Non è lei quella ragazza… Ricordo malinconicamente che anche Katia è passata di qui…
Mamma Bruna
La frase d’inizio è tratta dal libro “L’Identità” di Milan Kundera
non ci sono parole. non ho conosciuto Katia ma ho voluto molto bene a una giovane silvia e a un paolo e ogni tanto ripeto i loro nomi. perché i nomi mantengono l’eco del ricordo, secondo me., racchiudono le storie delle persone.
e una piccola silvia ora vive nel mio cuore: mia figlia. che inconsapevolmente porta a spasso una giovane vita solare che ha insegnato tanto alla sua mamma.
per ciò così, ogni tanto, anche se non la conoscevo, sussurrerò il nome di katia.
che in quel giardino di bit che cura la sua mamma, possa fiorire nel cuore di molti
GRAZIE siete come un confortevole giardino dove posare lo sguardo per ritemprarsi l’anima…
E’ vero Panz non ci sono parole!
Nessuna mamma immagina di sopravvivere al proprio figlio, è innaturale!
Io il numero di Francesca, che ci ha lasciati più di un anno fa, non riesco a cancellarlo ed in rubrica è vicino ad un numero che faccio spesso, a volte vorrei provare a comporlo per sentire ancora quella risata fragorosa!
Grazie mamma Bruna per i tuoi pensieri!
Tra dicembre 2004 e aprile 2005 ho perso in modo brutale e inaspettato due persone che hanno contato molto nella mia vita. Non ho mai avuto il coraggio di cancellare dal cellulare i loro numeri, i loro messaggi, gli avvisi che segnalavo i loro compleanni…finché la vita ha fatto da sola, facendomi perdere quel cellulare e costringendomi a comprarne uno nuovo. Lì sopra, ovviamente, quei promemoria non li ho messi più, non avrebbe avuto senso.
Ma dal mio cuore nulla è scomparso.
Giuliana
Grazie Roberta sempre dolce e sensibile…un bacio
…le mie lacrime non si controllano, è inutile.
Bruna si arrabbia, è logico.
Io non sono Bruna, da ammirare, sì, da imitare, impossibile, l’infinito amore e il legame incredibile con Katia lasciano impietriti, ma leggeri, senza parole, ma in un mondo di infinita leggerezza, di pace, poi si torna alla realtà con tanto, tanto di più nel cuore…
Grazie Katia!