Chi siamo
Il collettivo Le Vocianti nasce nel dicembre 2011 dal nostro incontro in seno all’associazione Donne Pensanti che dal 2008 si batte contro le discriminazioni di genere, la mercificazione dei corpi e contro le rappresentazioni stereotipate, riduttive, falsanti e, sempre più spesso, subdolamente violente, di cui la nostra società pullula, a vari livelli.
Contro un sistema che pretende di disinnescare la nostra potenza – azzittendo le singolarità che il pluriverso femminile comprende e tentando di ingabbiare i nostri corpi dentro modelli standard, veicolati da rappresentazioni mute e ripetitive nonché drasticamente “truccate” grazie a tecnologie ormai sofisticatissime – vogliamo tornare a far sentire le nostre voci.
Riprenderci la parola, dunque, una parola che non sia semplicemente logos, che sappia finalmente radicarsi nella materialità del corpo senza per questo rinchiudersi nel privato, ma anzi emergendo nello spazio pubblico, pronta a trasformare i codici di quella politica i cui linguaggi, per tornare davvero a dire, necessitano di essere radicalmente trasformati.
Esiste, come scrive Adriana Cavarero, “una potenzialità eversiva nella voce”, perché l’unicità che ogni voce veicola scardina ogni pretesa di astrazione universalizzante.
Vociando vogliamo rimetterci in gioco nella nostra totalità: col nostro respiro, le nostre viscere, i nostri umori, i nostri sguardi, i nostri vissuti. Unicità transitive perché la voce è intrinsecamente relazionale: richiamo, appello, grido, canto, invocazione, interferenza, essa presuppone qualcuno che la ascolti, che interagisca e interloquisca. È suono, è linguaggio in potenza, luogo fondamentale di un senso che precede e travalica la parola, di cui la parola tuttavia – quella parola che noi vorremmo praticare – si nutre.
La voce evoca la musicalità del linguaggio e la sua armonia (che etimologicamente riporta all’idea del “congiungere”), risveglia immagini di risonanza: propagazione di un’eco contagiosa e coinvolgente. È questa voce primigenia che vorremmo liberare per riaffermare le nostre unicità in una prospettiva tesa a suscitare un progetto comune, condiviso, fortemente e diversamente politico. Crediamo, infatti, che partire da sé in un’ottica di apertura verso l’altro sia ancora una delle strade più giuste da percorrere per contribuire a cambiare in maniera autentica lo stato delle cose. La formazione di individui dotati di coscienza critica e strumenti per rilevare e denunciare i soprusi, nonché desiderosi di dare alle loro esistenze una forma e un fondamento che non siano mero frutto dell’omologazione inculcata dalle regole di mercato ci sembra fondamentale perché la società civile, nel suo complesso, progredisca. Contribuire a diffondere consapevolezza in una prospettiva che rivaluti, anche politicamente, le passioni, il pulsionale, il godimento, senza, per questo, scartare il pensiero razionale, ci pare una buon modo per cominciare a riconfigurare la cultura in cui siamo immerse a partire dal senso di inadeguatezza che troppo spesso essa ci provoca, dando finalmente voce a quello che siamo, pensiamo e sentiamo.
A questo scopo il nostro collettivo continuerà ad adoperarsi per
- smontare la visione univoca del femminile, ridando voce alla complessità del reale
- diffondere un sentimento di responsabilità sociale e maturità democratica
- contrastare l’omologazione del femminile e la naturalizzazione della sua mercificazione
- decostruire le pretese universalizzanti e riportare all’attenzione di tutti il tema della diversità come risorsa
- offrire rappresentazioni alternative a quelle egemoni per partecipare attivamente alla realizzazione di una società complessa capace di accogliere la molteplicità e di propugnarla come un valore
- fare politica orizzontalmente, dando forma al pensiero attraverso narr-azioni concrete, per una “democrazia ad alta intensità”
- tornare a declinare la politica come relazione, scambio, resistenza alle prepotenze del potere.
- dare vita a eventi divulgativi e occasioni conviviali sulle tematiche più scottanti nell’ambito delle politiche contro le discriminazioni di genere – lavoro, violenza, cultura, linguaggio, relazioni, rappresentazione e rappresentanza – collaborando con esperte ed esperti da varie aree del mondo.
Siamo infatti convinte che, con particolare intensità negli ultimi tre anni, il fronte della lotta contro le discriminazioni di genere stia conoscendo un nuovo rigoglio, che si è mostrato in tutta la sua evidenza nella variopinta manifestazione del 13 febbraio 2011 dove donne e uomini hanno sfilato insieme, lungo le vie di numerose città italiane, in nome della parità di diritti e per reclamare una politica che sia di nuovo espressione di un sentire condiviso e non sporco affare privato di una casta sempre più corrotta e arricchita. Nuovi gruppi si sono affiancati a quelli storici, che non hanno mai smesso di portare avanti le istanze femministe, per dare luce a un movimento complesso e differenziato che sta contribuendo ad allargare la coscienza di un’emergenza culturale che altrimenti rischierebbe di passare inosservata, fagocitata dall’indifferenza di una società sempre più disgregata, individualista e sessista. Nell’allargarsi di questo fronte di lotta, la rete ha giocato un ruolo di fondamentale importanza, dimostrando le sue potenzialità democratizzanti e propaganti. Gli argini del silenzio e dell’apatia sono stati sfondati o – per lo meno – una falla irriducibile si è aperta: occorre ora coniugare gli strumenti di comunicazione e di aggregazione che le nuove tecnologie ci offrono con una riflessione approfondita e allargata a prospettive più periferiche, perché spesso è proprio defamiliarizzandosi rispetto al proprio centro, troppo scontatamente dato come unico e immobile, che è possibile immaginare modelli sociali nuovi, che non mirino soltanto a integrare le donne dentro le maglie del sistema ma che contribuiscano a gettare le basi per un’alternativa umana e finalmente credibile alla società neoliberista del capitalismo post-industriale.
Silvia Cavalieri, Valérie Donati, Juri Guidi, Marcella Mastrorocco, Stefania Prestopino,
Bologna gennaio 2012
Commenti recenti