Tu mi ami?
Cominciamo stasera a pubblicare i testi che ci state inviando per questa nostra seconda edizione di Testimonia il femminile, per cui abbiamo scelto il tema della relazione fra i sessi, nelle sue più svariate forme e declinazioni. Vi ricordo che quest’anno, oltre a testi scritti, potete mandarci anche foto e video. Trovate tutti i dettagli qui.
Ci auguriamo che anche per il 2011 questa nostra iniziativa possa mettere in moto un ciclo di contatti, incontri, scoperte, dialoghi, fruttosa e stimolante come l’anno passato. A ravvivare la nostra fiducia che le storie sappiano propagare umanità, per quella loro capacità di eludere l’omologazione, restituendoci frammenti di vite vissute dal di dentro.
Aspetto i vostri testi, di varia natura, all’indirizzo silvia@donnepensanti.net
Ora lascio la parola a L.M. che inaugura questa nostra seconda edizione.
– Tu mi ami? – mi ha chiesto, sorseggiando un aperitivo.
– Non lo so – ho risposto – amore è una parola grossa, impegnativa. Ho bisogno di un po’ di tempo per capire quello che provo per te.
Ma lui ha continuato imperterrito, come se non mi avesse sentito.
– Io, invece, lo so per certo che ti amo. Sai, quando un uomo della mia età riesce a tenerlo duro per un’ora dentro una donna, allora è amore.
Rimango basita. Sì, lo so che i maschi sono creature geneticamente modificate, eppure questa uscita mi lascia senza parole. Provo a spiegargli che per me l’amore non può concentrarsi sulle prestazioni di un muscolo, ma capisco, da come finge di ascoltarmi, che pensa ad altro. Magari a poco fa, quando facevamo l’amore. Quando mi ha detto cose matte che ha dimenticato un attimo dopo, quando tutte le sue energie erano concentrate sul farmi sua.
– Adesso sono io tuo marito – mi ha detto sconvolto, dopo aver fatto l’amore per la prima volta.
Per un attimo non ho capito la logica del tutto. Quello che lui chiama mio marito è in realtà il mio ex da cui sono separata da tempo. Un vero ectoplasma, un relitto del passato; nessun fantasma con cui confrontarsi, insomma. Poi, però, ho capito. E’ la vecchia storia della rivalità maschile per il possesso della femmina, è come marcare il territorio una volta per tutte. Quest’uomo, insomma, pensa di aver preso possesso di me e del mio corpo e la sensazione lo prende così tanto da dargli la certezza di amarmi.
Intanto, lui continua a sorseggiare l’aperitivo e mi sorride.
– Ho bisogno dei tuoi piedi – mi dice.
Questa poi…
– E che ci fai, di grazia?
– Li tengo stretti ai miei.
Mi sorprendo a pensare come sarebbe dormire con lui. Sembra leggermi nel pensiero.
– Quando dormiremo insieme, ti terrò stretta a me tutta la notte. Preparati.
– Accetto la sfida – gli dico sorridendo e, per un breve, lunghissimo istante, mentre lui se ne è andato alla cassa a pagare, provo a immaginare una notte intera con lui.
Vieni qui vieni qui toccami lasciati andare lasciati andare ecco così così stringimi ancora ecco ecco sei bella accarezzami mi piace tanto sei morbida accosta le gambe stammi vicina stammi vicina così tutta la notte tutta la notte
Nel frattempo è ritornato ed ha interrotto il mio sogno ad occhi aperti. Ce ne andiamo via dal bar abbracciati. Sembriamo il gigante e la bambina.
– Allora, mi ami? – insiste mentre ci avviamo alla macchina.
– Fammi dormire con te e poi ne riparliamo – gli rispondo sorridendo.
L.M.
Fotografia di Serge K. Keller, da “L’amant” di Harold Pinter, trasposizione teatrale di Alain Le Coultre, 2009, Théâtre de la Cité de Fribourg
Complimenti per la sito…