SocialArt#1-The Pink and Blue Project

Il numero 931 della rivista Internazionale pubblica alcune immagini tratte da The Pink and Blue Project dell’artista sudcoreana JeongMee Yoon. Incuriosita dalla spiccata preferenza di sua figlia per il colore rosa, ha messo insieme peluche, bambole, giocattoli, libri ed accessori rosa della sua bambina di 5 anni e li ha fotografati nella sua cameretta.

Dopo essersi resa conto che la preferenza per questo colore é di fatto comune a bambini di gruppi etnici e culture differenti, ha deciso di fotografare anche bambine di altri paesi, alcune a distanza di anni, come le gemelline Lauren e Carolyn.

Le vediamo nel 2006, così piccole da confondersi tra i pupazzi, perse in un mare di vestiti ed accessori rosa, alcuni dei quali assolutamente inutili, come il boudoir di plastica sulla sinistra. Le rivediamo tre anni dopo nella stessa cameretta dalle pareti verde pisello, in uno spazio saturo di oggetti e pressoché monocromatico.

Nel tripudio di abiti, nella ridondanza di accessori (tre paia di ciabattine a testa, due delle quali col tacco) manca l’aria. L’assenza di spazio è palpabile.

Quello che angoscia è il monocromatismo delle immagini e, più che la dominanza di un unico colore, l’assenza di tutti gli altri.

Secondo lo psicologo svizzero Max Lüscher, i colori sono emozioni dirette, una porta sul mondo interiore delle persone.  Scegliamo o rifiutiamo un colore in base al nostro stato psicofisiologico, Quindi, in base alle preferenze e ai rifiuti, e’ possibile dedurre lo stato psichico e fisiologico della persona. Nel test dei colori Lüscher le combinazioni con cui i colori possono essere scelti sono numerosissime ed e’ dall’analisi delle varie inter-relazioni che emerge l’individualita’ del soggetto.

La preferenza di molte bambine per lo stesso colore e la permanenza di questa preferenza nell’arco dell’intera infanzia allarmano non tanto perché quel colore è il rosa, ma per l’omologazione e la rinuncia ad esprimersi con tutti i colori, al variare dell’età o anche del proprio stato d’animo.

I colori sono associati ai generi in modo convenzionale e nello specifico, i binomi rosa-femmina e azzurro-maschio sono un’invenzione dell’ultimo secolo ed il risultato di un curioso rovesciamento delle convenzioni precedenti. Un tempo il rosa era un colore associato al maschile, essendo una versione annacquata del rosso, colore tradizionalmente associato al concetto di potenza. Il blu al contrario era associato al femminile e le numerose Madonne dal mantello blu lo confermano.

Nel 1914, The Sunday Sentinel, un giornale americano raccomandava alle mamme di usare il rosa per i maschi ed il blu per le femmine nel rispetto delle convenzioni.

Successivamente la moda e la pubblicità, con l’immenso potere di influenzare i gusti dei consumatori hanno imposto questi due colori come standard di genere. Anche se i ragazzi non hanno una preferenza marcata per il blu, si ritrovano circondati da oggetti e vestiti blu, per il semplice motivo che é ciò che trovano nei negozi.

Le foto di JeongMee Yoon sollevano altre domande. Nella prima foto é evidente che, vista l’età, le cose rosa di Lauren e Carolyn sono state acquistate da altri, genitori o adulti in genere, i quali hanno scelto, si fa per dire, l’ennesima cosa rosa in un negozio dove la merce in vendita é divisa per genere, cose rosa e cose blu. Viene da chiedersi allora se la supposta preferenza delle bambine per il colore rosa possa davvero dirsi spontanea o sia indotta dalla sovraesposizione ad un modello stereotipato di femminilità creato per vendere e rappresentato visivamente, e proprio per questo accessibile a qualsiasi età, dal colore rosa.