Gabbie di sguardi: gli stereotipi di genere nella comunicazione – atti del convegno 4

Gabbie di sguardi: gli stereotipi di genere nella comunicazione

Intervento di Stefania Prestopino


 

 

Il terzo intervento è quello di Stefania Prestopino del collettivo Le Vocianti, che per l’Associazione Hamelin ha pubblicato un articolo che indaga sull’immaginario proposto alle giovani e ai giovani dalla cultura di massa.
Stefania ha introdotto il suo intervento ricordando quanto emerge dai dati comunicati dai centri antiviolenza: il fenomeno della violenza di genere è in costante aumento, e questo incremento si registra in particolare fra le giovani generazioni, ed è da attribuire all’influenza degli stereotipi che letteralmente invadono l’immaginario infantile e adolescenziale.
Lo stretto rapporto fra rappresentazione mediatica e violenza è una dinamica profonda e radicata che sta alla base della disparità fra uomo e donna, e che viene denunciata da chi affronta tutti i giorni in prima linea le conseguenze drammatiche della disparità fra i sessi.
E’ una chiave interpretativa della realtà che deve essere però portata alla consapevolezza di tutti, non solo degli “addetti ai lavori”.
Non è giusto in questo senso parlare di questione femminile: la degenerazione del rapporto fra i sessi, e i numeri lo testimoniano, è un problema di portata antropologica, un problema di relazione. Parlare di questione femminile è fuorviante.
Qual’è la posizione di bambine e bambini all’interno di queste relazioni? Se sono da un lato i testimoni più vulnerabili di queste dinamiche (quando non sono coinvolti in prima persona), dall’altro è proprio l’infanzia la possibile chiave di volta per il cambiamento, il territorio fertile su cui agire un’educativa basata sul rispetto di ogni unicità, di ogni individualità.
Ma è questa la prospettiva che effettivamente viene offerta alle generazioni in crescita?
Qual è il panorama culturale in cui i nostri bambini e le nostre bambine crescono, assorbendo i modelli di relazione fra i sessi? Sono davvero liberi di maturare la loro individualità a prescindere dai ruoli tradizionali di maschile e femminile?
Stefania ha analizzato in un primo tempo l’offerta di giocattoli e di attività che oggi vengono proposte alle bambine e ai bambini, facendo emergere una nettissima separazione fra giocattoli e attività rivolte alle une e agli altri. Se visivamente è chiaro a tutti che il reparto rosa e fucsia è la terra delle principesse e che quello dell’azzurro e del blu è il dominio dei cavalieri, è meno chiaro ad un primo sguardo, che alle bambine vengono proposte attività che hanno a che fare con la cura di sé e dell’altro (trucchi, specchiere, coroncine, bambolotti) e giocattoli che sembrano voler rinchiudere le bambine nelle mura domestiche in attività di cura della casa (aspirapolveri, cucine, scope e ferri da stiro), con una precoce ossessiva attenzione all’estetica e alla seduttività. Mentre ai bambini vengono proposte attività di scoperta, di avventura, attività tese a sviluppare le loro capacità fisiche e le loro doti psichiche, che li portano fuori dalle mura domestiche. Ancora una volta quindi per le bambine le porte si chiudono su un immaginario sempre più angusto e asfissiante, superficiale ed edonista, mentre appare che per i bambini la spinta sia verso l’esterno, l’avventura, la costruzione di una personalità curiosa e performante. Stefania Prestopino correda la sua indagine di veri e propri collages nei quali appare il sovraffollamento di oggetti per piccole donnine di casa e per piccole principesse.
Gli stessi modelli ritornano in altri prodotti destinati a bambini e adolescenti: dai diari scolastici alle fiction televisive, le riviste, l’abbigliamento.
Un altro settore di analisi sul quale punta la sua ricerca è infatti quello della moda junior, spiegandoci come ogni brand che si rispetti abbia una linea baby o junior e di come la tendenza sia ormai quella di adultizzare ed erotizzare le bambine, fino alla cancellazione completa della rappresentazione dell’infanzia per sfociare in un corollario raccapricciante in cui miniature volgari e grottesche di baby modelle ammiccano grottesche dalle pagine dei giornali di moda. Anche in questo caso le foto e i collages raccolti dall’autrice illustrano ampiamente il fenomeno e la tendenza.