L’autogol delle blogger
Secondo una mia amica, la donna negli anni accede a quei posti di lavoro che non interessano più agli uomini. Facciamo un esempio: quando il diritto allo studio era per pochi, gli uomini studiavano le donne no.
Quando la terza media era il massimo per un uomo, la donna doveva accontentarsi della terza/quinta elementare. Così via, fino alle differenze master/solo laurea e, per venire a noi, tecnologie informatiche/web 2.0.
E’ il mondo delle donne, sento da più parti: le donne condividono, chiacchierano, sono elastiche, multitasking. Questo però spesso si traduce in: visto che le mamme sono a caccia disperata di un lavoro, noi le assumiamo per niente e loro sono contente perché così conciliano lavoro e famiglia.
Che bello: non dobbiamo truccarci per andare in ufficio. Non abbiamo riunioni con i colleghi. Non dobbiamo preoccuparci della pensione, tanto non l’avremo. Possiamo digitare tra una poppata e l’altra e anche alle tre di notte, dopo aver dato la tachipirina al pupo con la broncopolmonite, donne! Le occhiaie del mattino dopo? Non sono un problema, si diceva.
Siamo tutte mamme, sorelle, amiche e siccome questo per noi è un ambiente naturale e siccome queste, per noi, sono professioni compatibili con la cura della famiglia, allora perché farne un lavoro? Nei giorni ottimisti ringrazieremmo persino i nostri datori di lavoro: non abbiamo neanche dovuto pagare per un corso di aggiornamento e ci ritroviamo con un mestiere in mano.
Nei momenti di solitudine estrema, col cervello in tilt per overload di link e polpastrelli fumanti, quando proprio ci prende male, ci basta entrare in terapia di gruppo, su Facebook o nei blog personali. Il mal comune mezzo gaudio, fatto di pacche sulle spalle e di orgoglio da blogger ci compensa di molte fatiche.
Non paragonerò mai, è chiaro, le condizioni in cui lavoro io con quelle delle operaie di Barletta, sarebbe davvero blasfemo, ma, di sicuro, vedo la stessa rassegnazione, lo stesso pensare che non si può ottenere niente di meglio. Certe volte, il mio compenso è pari al loro e mi sento schiacciata dalle non opportunità.
Mi tocca allora lavorare molto su me stessa per ricordare che: è importante che le nostre competenze come blogger vengano incrementate di giorno in giorno, che ci costruiamo una credibilità professionale, che ci diamo un’immagine che combaci perfettamente con il tipo di professionalità che possiamo offrire, che pensiamo l’una all’altra come ad una professionista prima/oltre che un’amica on line.
Dobbiamo pretendere e cercare una retribuzione consona. Tra professioniste dobbiamo darci una mano ad ampliare il nostro raggio d’azione, senza spintonarci l’una con l’altra pur di ottenere un buon piazzamento del proprio blog personale. Perdere tempo a coltivare un piccolo orticello, se il nostro scopo è entrare nel mondo del lavoro, non serve. Serve una squadra.
Vi ricordo a questo proposito l’incontro Le nuove professioni delle donne che si terrà a Bologna il 15 ottobre 2011 e che si occupa, attraverso seminari e laboratori, di far conoscere alle donne le nuove opportunità lavorative offerte dalla rete. Tutti i dettagli nell’articolo dedicato.
Foto | Flickr

Concordo pienamente. Ho sempre amato molto la storia romana e spesso paragono la condizione delle donne a quella dei plebei nella loro scalata alla parità con i patrizi. Qunado una magistratura perdeva di potere e si svuotava di significato allora er ail momento in cui accedevano i plebei…ma a parte analogie che bizzaramente ricavo dalla storia, è vero. Le donne hanno paura di pretendere, abbiamo una sorta di bullone psichico che ci blocca, dobbiamo sempre metterci da parte sacirficarci. A noi viene sempre chiesto il sacrificio..o l’abnegazione…molto interssante la tua analisi, grazie besos (da una sottopagata cronica e lavoratrice in-de- fessa
Grazie a te Nadia: non sapevo/ricordavo di questo particolare della storia romana. Interessante perché forse ci dice che ci sono schemi che si ripetono e che sono indicativi dello stato di un gruppo di persone.
Io sostengo che per svitare il bullone psichico bisogna ridare nuove immagini alla nostra personale “mitologia”.
A partire dalla figura biblica di Giuditta (chi la conosce?)…
Ciao, scopro x caso il sito e mi piace molto allo stesso tempo però, per la seconda volta in una settimana (un segno?) leggo che fare la blogger può essere un mestiere e mi sento un imbecille (un pò + del normale…diciamo). Ho scritto il mio blog con il solo spirito di divertimento e per lasciare un ricordo a mia figlia. Scusate l’ingenuità…ci avrei potuto guadagnare? Come?
Non mi uccidete per favore…abbiate pietà 😉
Ciao Blogger Mamy. Il percorso che stai facendo tu lo abbiamo fatto in molte e onestamente anche noi stiamo cercando di capire come fare…
I blog che hanno molti lettori in genere guadagnano con le pubblicità.
In realtà molte mamme blogger, compresa la sottoscritta, hanno cominciato a guadagnare non con il loro blog di mamma, ma scrivendo articoli per blogger professionali.
Penso che presto verranno pubblicati gli atti del convegno linkato alla fine del mio articolo.
Puoi cominciare a fare qualche ricerca in rete, ma se continui a seguirci troverai sicuramente delle indicazioni sulle nuove professioni delle donne in rete!
Ora vado a sbirciare il tuo blog 😀
Ciao Titti,
sbircia pure e poi fammi sapere che ne pensi, onestamente.
A presto.
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