Donne in poesia

Mi riallaccio al primo commento al post precedente, aggiungendo altre tre poesie di Sara che riattraversano in versi molti temi venuti a galla nella nostra raccolta di testimonianze. Con un respiro nuovo.

Donne di confine.

E penso a te che vivi sul confine

in una terra calda e sconvolgente,

culla di religioni e di cultura,

terra dove la notte non ha fine,

perché nel cielo – incessantemente –

brillan stelle di fuoco e di paura.

Io penso a te…

E penso a te che fiabe non inventi

– volar di fantasia a volte uccide –

non fai lunghi programmi sul futuro,

vivi giorno per giorno i tuoi momenti

sapendo che per te c’è chi decide

se oggi il passo tuo sarà sicuro.

Abbi cura di te…

E penso a te che anche se ti ammali

passi la notte al freddo o all’aria aperta.

Leggera come il vento eppure forte

quando le braccia tue si fanno ali,

calde e avvolgenti come una coperta,

proteggi i tuoi bambini dalla morte.

E penso a te che sei una donna vera.

La forza delle donne

Ardevano le messi  sotto il sole

Mentre la falce amica le avvolgeva

Sciamavano lontano le parole

Di chi giustizia seminar voleva.

La  contadina dalla pelle scura

Segnata dagli schiaffi della vita

Sfidava il cielo il vento e la paura

Chiudendo in pugno forte le sue dita.

Tornò l’autunno con la nebbia densa

Ad offuscare l’anima e la mente

Tornò la falsa gloria di chi pensa

Che il tutto sia di pochi solamente.

Mai stanca l’operaia in bicicletta

Sull’argine del fiume travolgente

Di vita e di speranza era staffetta

Fra i volti intimoriti della gente.

Si ruppe il ghiaccio e venne primavera

Di fiori nei capelli e di canzoni

E si cantò di pace quella sera

D’aria pulita e libere emozioni.

Sentiva la ragazza giunta l’ora

D’esser padrona della propria vita

Temeva di dover soffrire ancora

Ma dentro la sua forza era infinita.

Ancora nubi scure all’orizzonte

E brividi di freddo nella schiena

Ma limpida e distesa è la sua fronte

Lei, giunco che resiste nella piena.

(A mia nonna, a mia madre, a me stessa, a mia figlia e a tutte le donne che verranno)

Donna dell’est

Sei venuta da molto lontano

sulle ali d’un fragile sogno.

Nei capelli l’odor del tuo vento

mentre stringi la diafana mano

di chi della tua forza ha bisogno

e non pensa al tuo dolce tormento.

Hai lasciato la strada sterrata

la finestra graffiata dal ghiaccio

la dispensa ricolma di niente.

Quella notte serena e stellata

c’era tutto nell’immenso abbraccio

la speranza, la terra e la gente.

Ad un corpo che il tempo ha piegato

a una mente che non può ascoltare

a quegli occhi perduti nei tuoi

tu racconti d’un tempo passato

di un paese che non puoi scordare

del futuro migliore che vuoi.

Sei venuta da molto lontano

sulle ali di un falso miraggio

sulle labbra il sorriso ormai spento

di chi vuole lasciar quella mano,

di chi sente mancare il coraggio,

guardi ad est poi ti perdi nel vento.

Sara Ferraglia