Valeria: una donna da ricordare

Sono sopraffatta dai molteplici ricordi che Valeria ha saputo imprimerci, con la sua caleidoscopica personalità. Un grande privilegio per tutti averla conosciuta ed essere stati suoi amici. Come vicine di casa ci scambiavamo cortesie: io l’aiutavo nelle sue piccole mancanze di praticità, nelle beghe quotidiane, lei, invece con le sue divagazioni mentali e voli di fantasia mi arricchiva l’anima. Aveva un suo modo di vedere, una speciale predisposizione, a parer mio, oltre che per la pittura, anche per il racconto verbale. Quando mi raccontava un semplice fatto, improvvisamente lo stesso si trasformava in un qualcosa di diverso e prendeva la forma dei suoi quadri: erano dei voli straordinari, dei percorsi che avevano il sapore ed il fascino delle favole. Tutti i colori che usava per le sue creazioni erano temporaneamente presi in prestito per usarli con le parole. FANTASTICA VALERIA! Una voragine ora occupa il vuoto che lei ci ha lasciato, solo i ricordi avranno il potere di restituirci un poco della sua essenza. Tutti quelli che hanno frequentato lei e la sua casa, non potranno mai dimenticarla perché “La casa di Valeria” come soleva dire Katia, era soggetto pronto, a portata di mano, titolo, sceneggiatura e scenografia, interessante da usare per un film. Un’idea che Katia accarezzava, perché un luogo così, diceva, meritava di essere raccontato. Nella sua casa andavano e venivano pittori, musicisti, registi, poeti, operai, studenti, impiegati, spiantati, strampalati, oppure semplici esseri umani di questa inquieta terra; tutti con una storia ed emozioni da condividere.

Mai una sera uguale all’altra, atmosfere indimenticabili, lontane anni luce dalla banalità e dalla stupidità imperante. Un luogo dove la creatività e la fantasia facevano gli onori di casa, dove ognuno era libero di essere se stesso senza bisogno di fingersi diverso;  dove non esistevano pregiudizi. Un luogo ideale, talmente bello al quale io ho voluto, nel mio piccolo, rendere omaggio, cercando di evocarlo, parlando di Valeria e della sua casa, in diverse pagine di una specie di favola contemporanea scritta da me.

C’erano sempre degli ospiti da lei. Ci accoglieva un lungo tavolo: vino, cibi, sapori, spezie, musiche ed odori di altri paesi e una panca che ogni sera si popolava a dismisura di amici… Solo la televisione nella sua casa non aveva trovato ospitalità, non esisteva e per questo non entrava mai nei discorsi fatti in quelle stanze. Stanze piene di libri, di quadri e di un pianoforte, ormai muto, ma che solo a guardarlo evocava musiche sacre e profane che lo avevano attraversato nei suoi momenti migliori.

Uno degli ultimi luoghi non inquinati, un posto dove il libero pensiero circolava allietando e stimolando le menti ala conversazione pura e semplice, dove ascoltare un amico che recitava una poesia valeva molto, dove ascoltare uno straniero che ti raccontava il suo paese era un viaggio fantastico… Un mondo a parte:  “La casa di Valeria”. La notte, quando io e Renzo non riusciamo a prendere sonno, spesso parliamo di Valeria.

Sentiamo la sua mancanza in special modo in quel momento. Le nostre finestre sono vicinissime, e il vociferare fino a notte fonda di lei e dei suoi amici ci accompagnava dolcemente, ci piaceva ascoltare quel brusio, le risate, le animate conversazioni… Una sera, c’era Luciano con lei, dopo aver giocato per ore con il suono dei bicchieri che simulavano le note musicali, dopo aver riso a crepapelle, forse stanchi, ad un certo punto ci fu un improvviso silenzio: non ci sembrava possibile un tale repentino cambio di atmosfera… infatti dopo pochi minuti partì a tutto volume una musica russa, malinconica e quasi commovente, un canto zigano. Non si riusciva a capire se la voce fosse maschile o femminile, ma la cosa non aveva alcuna importanza era di una bellezza struggente. All’improvviso il semplice e grigio cortile venne avvolto, inebriato e trasformato come per magia dall’insolita melodia.

Ci alzammo dal letto, guardammo fuori dalla finestra:in alto, nel bel mezzo del cielo c’era la luna piena in tutto il suo splendore… la sua luce nel buio illuminava una moltitudine di gabbiani in volo che sembravano fluorescenti: ormai eravamo in un ‘altra dimensione. Il giorno dopo ci siamo fatti dare la cassetta per registrare quella musica che ci aveva così emozionato, ora ogni volta che l’ascoltiamo ricordiamo quell’attimo di eternità che ci regalò quella meravigliosa amica.

Bruna Verdone

Il dipinto è di Valeria che di cognome si chiamava D’Arbela, e s’intitola Eros.