Sorte di donna: la conferenza di M. Marzano
La settimana scorsa l’allegra brigata delle Donne Pensanti, si è recata quasi al gran completo al Festival della Filosofia organizzato a Modena, per ascoltare Michela Marzano in una conferenza dal titolo promettente: Sorte di donne.
Non voglio tralasciare la difficoltà e l’imponente spiegamento di mezzi e nonni per gestire la prole delle donne pensanti, un gioco di incastri e di capacità diplomatiche che testimoniano l’esperienza e la capacità manageriale delle nostre eroine. Ma ne doveva valere la pena, è così raro ascoltare una filosofa esprimersi sui temi delle donne, della parità di genere, della deriva sessista del nostro paese che quando accade, certo, ne deve valere la pena. E allora, vai di incastri e diplomazia, e allora sfidiamo il pessimo tempo e l’autostrada di notte per andare a sentire Michela Marzano.
La fila fuori dal teatro Rossigni di Carpi ricordava vagamente quelle serate di tanto tempo fa quando si faceva la fila fuori da un locale per andare a ballare. Qualche risata con i vicini in fila, una birra per pazientare…sarà, ma 40 minuti per entrare a sentire una conferenza di filosofia forse hanno fatto salire l’aspettativa…
Ci sistemiamo in una loggia del bellissimo teatrino di Carpi, un po’ di eccitazione e di risate come prima di una apertura di sipario. Alle dieci, Marzano inizia la sua conferenza. La inizia in modo improvviso, concitato, annunciando che non aprirà come aveva previsto ma che si permetterà di iniziare citando una mail che ha ricevuto poco prima nella quale la giornalista Angela Azzaro attacca il festival di Modena per l’assoluta predominanza di relatori uomini con la sola eccezione di tre relatrici donne fra cui appunto Michela Marzano. Continua citando in particolare un passaggio in cui dice che se la Marzano (filosofa e giornalista) ha partecipato al festival maschilista significa che deve essere complice di questo tipo di impianto:
La presenza tra le tre donne che sono state invitate di Michela Marzano, filosofa e giornalista di /Repubblica/ in primo piano contro il velinismo, non mitiga il giudizio semmai lo peggiora. Perché la signora Marzano, che facendo questi discorsi ha costruito la sua fortuna pubblica, deve capire che le sue tirate contro le veline non servono assolutamente a nulla se poi si presta a operazioni che confermano esattamente quella visione della donna e della politica che lei dice di voler combattere .
Sarà ma Marzano ha dato più spazio al fatto di essere stata scambiata per una giornalista oltre che una filosofa (cosa che ha voluto smentire più volte) che al fatto che forse queste cifre, sfavorevoli alla rappresentazione femminile in un festival di filosofia fossero, oggettivamente, un dato sul quale ragionare. La conferenza vera e propria inizia e dopo un’ introduzione della definizione delle categorie cartesiane di corpo e anima, della gerarchia dell’anima sul corpo, e della conseguente gerarchia degli uomini sulle donne, passando per un certo numero di temi e di argomenti, dalla violenza sulle donne, al velinismo imperante, dalla violenza del linguaggio alla crisi del “maschio” (sottolineando che il termine di maschio secondo lei è fonte di stereotipi sessisti), dalla differenza e identità, alla differenza fra sesso e genere. Ammetto che la sensazione nell’ascoltarla è un po’ la stessa che si ha leggendo il suo ultimo libro Sii bella e stai zitta: un susseguirsi di argomenti centrali per il dibattito attuale sulla questione della parità dei generi, una lista che però rimane lista, un’enunciazione che aspetta di essere sviluppata. Insomma un po’ come si rimanesse nell’anticamera…ad aspettare. Forse perché si tratta di una filosofa, forse perché quei 40 minuti fuori ad aspettare erano tanti, ci si sarebbe aspettate di poter entrare nella concettualizzazione, di andare appunto al di là della enunciazione del problema. Un esempio fra tanti: sul problema delle veline, Michela Marzano ha sottolineato che non ha nulla contro le ragazze che vogliono fare le veline, ma che è preoccupata che questo sia un modello univoco, imperante, assoluto al quale oggi le ragazze vogliano tendere. E fin qui, siamo tutti d’accordo…e poi? E poi si passa all’argomento successivo, il tutto senza MAI nominare chi governa, senza mai dire quale e quanta responsabilità politica e sociale ci sia nel far sì che il modello del velinismo diventi così imperante nel nostro paese, il tutto senza mai nominare l’assenza di possibilità professionali, in particolare per le giovani donne, oggi in Italia. Ci sarebbe piaciuto che la filosofa – dal suo osservatorio privilegiato di donna che guarda all’Italia da un altro Paese – contestualizzasse maggiormente i temi proposti, facendo, magari, un’analisi del perché in Italia diventa sempre più difficile per le donne realizzarsi nel lavoro, come persone, prescindendo dall’aspetto fisico che fa da traghettatore.
E’ stato un po’ come se Michela Marzano avesse imbandito una tavola, disponendo tanti interessanti elementi davanti a chi la ascoltava, un po’ di questo, un po’ di quello, un pizzico di teoria alla base degli studi di genere, qualche citazione colta e qualche fatto di attualità, un po’di linguistica per spiegare come il linguaggio sia importante nella sua performatività, un po’ di storia della filosofia femminista per non scordare Simone de Beauvoir e il suo celebre “donne non si nasce, si diventa”. La tavola imbandita da Marzano è ricca, variegata, forse troppo ricca e variegata per dare in coloro che hanno ascoltato la sensazione di aver degustato e finalmente compreso. Si esce da tavola un po’ confusi, chiedendosi in parte se il livello della conferenza non fosse tarato su un pubblico digiuno e quindi tanto inesperto da dover essere intrattenuto con mille assaggini, in parte chiedendosi se ormai siamo talmente dentro questi temi che non ci stupiamo più di ciò che sentiamo. Sarà, ma sono convinta che in quanto filosofa, Marzano avrebbe potuto anche solo scegliere di commentare l’articolo di giornale che le ha fatto notare come le donne fossero assenti dal festival, cercando di costruire quella macchina del pensiero che i filosofi sanno guidare, facendo fare così ai suoi ascoltatori un bel viaggio, in una terra che a volte sembra ostile perché non immediata, perché richiede strumenti, basi concettuali, categorie epistemologiche, ma in quel tipo di viaggio di solito si torna a casa con le idee in subbuglio, con la sensazione di aver colto un pezzo in più, di aver capito. Ha scelto invece un sentiero meno irto, più percorribile, di quelli che quando esci invece delle idee in subbuglio, hai voglia di una bella birra fresca.
Certo fare filosofia non è semplice, poiché è difficile definire una posizione propria, un pensiero sufficientemente forte da resistere ad un dibattito. Ecco perché spesso ho la sensazione che, per fronteggiare questa difficoltà, le persone si limitino a fare accademia (sciorinando “liste” e posizioni altrui) o semplice opposizione.
Noi, che delle parole fini a se stesse siamo un po’ stufe, vi segnaliamo invece una giornata per passare “dall’idea all’azione”, dedicata a donne imprenditrici e libere professioniste, che vogliono ampliare i propri orizzonti ed il proprio network professionale, augurandoci che le partecipanti possano tornare a casa con le “idee in subbuglio”, ma anche con degli strumenti concreti. La birra fresca in ogni caso la offriamo noi 😉
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