Indigniamoci
Crisi globale, precarietà, manovre che tagliano i diritti dei lavoratori, ricchi che diventano sempre più ricchi e poveri che crollano sempre di più in un abisso di indigenza.
Ogni giorno assistiamo ad una situazione globale in cui la politica, di chi ci governa e anche di chi è opposizione, è assoggettata ai ricatti della finanza e delle banche centrali. Viviamo ormai in un paese che è solo l’esecutore materiale di politiche decise da altri e che vanno a vantaggio di altri.
Per tutto questo il 15 ottobre a Roma, ma anche in tante altre iniziative, ci diamo appuntamento per dirci indignati da questa situazione e per provare a farne uscire una nuova volontà e proposta politica.
In tutto questo però, schiacciati dall’emergenza economica, stiamo lasciando a lato questioni che non possono essere dimenticate.
Se vogliamo ripensare ad un nuovo modello di società, questo modello deve avere, fin dalla sua nascita, fin dal germe iniziale, al suo interno anche un ragionamento forte serio e radicale sui diritti civili.
Non viviamo solo nel mondo della precarietà del lavoro, ma anche in quello dell’individuo.
L’Italia, infatti, è ai vertici delle peggiori classifiche:
Violenza sulle donne, Omofobia, Transfobia, situazione sempre più spesso passata sotto silenzio da tutte le parti politiche, che si lavano la coscienza con la partecipazione ad una manifestazione o ad un convegno, per poi dimenticarsene l’istante dopo.
Un nuovo modello di società deve essere anche un nuovo modello di convivenza, di rispetto e di riconoscimento reciproco.
E deve essere uno sforzo che ponga degli obbiettivi precisi e inderogabili, che partano dal riconoscimento dei diritti delle coppie di fatto, da una legge contro l’omofobia e da un impegno, fatto di leggi e azioni, volto a contrastare il modello culturale generale che pone le donne in un ruolo di oggetto plasmato sul desiderio maschile e che combatta la ancora presente disparità presente in ogni ambito della vita quotidiana, dal lavoro alla semplice disponibilità del tempo libero fra i sessi.
Dobbiamo indignarci anche per questo, e portare anche questi temi nelle nostre discussioni, se vogliamo che veramente si ragioni su un nuovo modello di società.
E dobbiamo farlo superando l’idea, tutta maschile, che lo si faccia per indulgenza verso un indefinito “altro”, verso una categoria che non ci riguarda o non ci appartiene.
Siamo vittime e carnefici di una realtà che ci costruiamo quotidianamente, in cui anche l’uomo è rinchiuso e sminuito in un ruolo che dobbiamo, finalmente, iniziare a rifiutare.
Parlo ovviamente da uomo e agli uomini che stimo e con cui condivido tanto della mia passione politica e sociale, senza nessuna volontà di completezza, ma sperando di poter stimolare una discussione.
Proviamo a guardarci intorno e a dirci, sinceramente, anche solo per noi stessi, se non siamo mai stati parte di un sistema che ci pone, in quanto maschi etero, in una posizione privilegiata e prevaricante. Diciamoci poi che non possiamo più accettare che questo continui ad essere, perché pensiamo veramente che se dobbiamo produrre un’alternativa, questa non può che non venire anche da una messa in discussione comune di questo stato, messa in discussione fatta insieme alle donne e a tutto il mondo lgbtq.
Non possiamo anche noi sottostare all’idea che siano questioni di serie B su cui non dare battaglia con la stessa convinzione in cui ci muoviamo per la difesa dei diritti dei lavoratori, dobbiamo anzi farcene carico in maniera convinta e inserirle nelle nostre discussioni e nelle nostre elaborazioni.
Prendere atto che le discriminazioni di: genere, sesso, razza o qualsiasi altro tipo, sono parte integrante del sistema capitalista tanto quanto quelle che derivano dalla classe sociale e che quindi vanno smontate con la stessa pervicacia.
Dobbiamo riuscire a proporre e poi a creare, una società diversa per tutti e che non sia disponibile a sacrificare i diritti, per compiacere una qualche parte politica.
Anche questo dobbiamo portare in piazza il 15 ottobre, anche su questo dobbiamo dirci indignati.