La gravidanza: la via crucis tutta italiana delle donne tra precariato, disoccupazione e obiezione alla 194
Crocifisse alle loro angoscia, crocifisse al desiderio negato di maternità, o crocifisse alla scelta di interrompere una gravidanza non voluta: perchè non si sentono pronte, perchè la gravidanza è frutto di violenza.
Nei giorni scorsi davanti ai consultori di Firenze, gruppi di fanatici equipaggiati con cartelli con scritto “Concorso in omicidio” e “L’aborto è un omicidio difendi la vita” e con nastri gialli (quelli utilizzati per delimitare il luogo dove si consuma un crimine) hanno manifestato contro la legge 194. Manifestazioni dai toni violenti, partite qualche giorno dopo l’approvazione della Giunta comunale di Firenze, su iniziativa di Stefania Saccardi, assessore alla Sanità, di creare uno spazio per la sepoltura dei feti abortiti nel cimitero fiorentino di Trespiano.
E’ un altro attacco alla legge 194, ma soprattutto all’autodeterminazione delle donne, colpevolizzate per una scelta intima, dolorosa e difficile che viene effettuata tra difficoltà sempre crescenti, dato che ad esempio in Toscana, il numero degli obiettori di coscienza è arrivato al 70% del personale medico addetto, e anche nelle altre regioni italiane è in costante crescita; in alcune regioni è quasi nulla la possibilità di abortire e le donne che intendono abortire devono affrontare un vero e proprio calvario per esercitare un diritto garantito da una legge.
E mentre i consultori sono depotenziati, la legge sull’interruzione volontaria della gravidanza, in buona parte neutralizzata, aumenta la violenza dei toni con i quali si attaccano i consultori, le donne e le scelte delle donne.
Pare che in Italia la maternità debba essere vissuta purchè non sia una scelta della donna. Le donne che desiderano essere madri si trovano in una società dove i servizi per l’infanzia sono sempre più ridotti all’osso, ricattate dalla firma sulle dimissioni in bianco, o licenziate grazie ai contratti di precariato; lo scorso anno 800mila donne si sono licenziate a causa della gravidanza; quelle che invece non desiderano una gravidanza o che magari non possono permettersi a causa di difficoltà economiche, disoccupazione, cassintegrazione, malattia o chissà quali altri motivi, si ritrovano non solo a dover affrontare il sempre più difficile percorso di interruzione di gravidanza ma anche a sopportare il peso di essere additate come “assassine”.
Quanto ai cosiddetti obiettori di coscienza della 194, mi sono sempre domandata se mai davvero ne possegano una. Mi viene in mente quell’episodio avvenuto al policlinico di Messina, l’estate scorsa, quando un grupo di medici obiettori lasciò senza assistenza una donna che aveva deciso di abortire , all’unicesima settimana di gravidanza, per gravi malformazioni al feto. Abortì sola nel bagno dell’ospedale e senza assistenza.
La legge 194 è sempre stata la legge contro la clandestinità dell’aborto che metteva a rischio la salute e la vita delle donne, ed è là che in nome di una cultura che vive come una minaccia l’autodeterminazione delle donne, è nella clandestinità che quell’autodeterminazione si vuole far tornare.
Se alla violenza sulle donne, quella che avviene nel privato delle relazioni, si somma la violenza di scelte istituzionali che untuosamente occultata dietro l’etica, portano alla stigmatizzazione di donne che decidono di abortire, o alla negazione di prestazioni sanitarie che sarebbero dovute per legge. Mi domando in quale direzione arbitaria stia naufrango questo Paese, sempre più piccolo, sempre più asfittico, sempre più violento e determinato a cancellare quei diritti e quei riconsocimenti che ne avevano fatto un Paese più civile.
Il 13 febbraio del 2011 in un milione siamo scese in piazza per dire che non eravamo in vendita, oggi domando, se oltre alla “onorabilità” le donne italiane abbiano a cuore anche la libertà. Perchè senza libertà non c’è dignità.
Sono favorevole tutto sommato all’obiezione altrimenti si aprona vespai dai quali non si esce più, tuttavia vanno inseriti dei correttivi. Io ho fatto obiezione di coscienza al servizio militare e non mi è stato concesso ‘gratis’: non posso avere il porto d’armi, non posso lavorare per l’esercito e le forze armate o per le fabbriche di armi e simili, neppure come impiegato (se ricordo bene la legge). L’obiezione all’aborto andrebbe anticipata per tempo e si dovrebbe impedire accuratamente che si formino strutture sanitarie 100% di obiettori.
Quanto al cimitero dei feti – un’idea così non poteva giustamente sfuggire a una giunta guidata da uno come Renzi – mi domando sinceramente (anche se suona molto cinicamente) chi abbia diritto a possedere i feti abortiti… li cedono a titolo gratuito ai primi fanatici religiosi (pardon, volevo dire pro life) che passano di lì?
Nemmeno io sono contraria all’obiezione di coscienza purchè si manifesti nei confini di uno spirito umanitario. Medici che lasciano abortire da sola in un bagno e senza assistenza una donna, mi sembrano animati più da uno spirito di fanatismo..quello che non va è che se sei obiettore (come hai ben detto anche tu) non puoi lavorare in un azienza pubblica in un reparto dove, per legge dello Stato, si praticano interruzione volontaria della gravidanza. Non ci puoi lavorare punto. L’altra cosa è che si fa disinformnazione sull’aborto. La legge che è nata contro l’aborto clandestino, soprattutto per evitare anche che donne prive di mezzi economici finissero macellate perchè non potevano permettersi di pagare un medico per praticare l’aborto (e chi ha la mia età sa bene quanti medici obiettori “di giorno” praticavano a pagamento aborti nei loro ambulatori) . La legge 194 prevedeva anche un potenziamento del consultorio dove fare informazione sulla contraccezione, perchè l’aborot non poteva essere una sistema contraccettivo. Oggi i consultori satnno sparendo, e l’obiettivo della legge che era quella di ridurre aborti ed eliminare aborti clandestini, è disatteso da una logica di sabotaggio che avrà come risultato qeullo di far tornare l’aborto nella caldnestinità. Ecco perchè difendo il principio della obiezione di coscienza ma non posso fare a meno di considerare gli obiettori della 194 degli ipocriti!
mi vengono i brividi.Il fatto è che tutto è sempre sulle spalle delle persone in difficoltà. Le donne di famiglie con possibilità economiche non hanno mai avuto problemi, cliniche private o estero con buona pace di nostra madre chiesa
Io sinceramente non capisco l’obiezione di coscienza per chi ha preso servizio dopo l’entrata in vigore della legge sull’aborto.
Capisco che chi si sia trovato in una modifica della legge durante la sua professione possa aver deciso per l’obiezione, ma chi ha iniziato la pratica in seguito ad essa, sapeva che gli sarebbero state richiesti, secondo la legge italiani, anche quel tipo di prestazioni.
@Jury appunto..