Tra Nyokke e Veline, un’analisi lucida e coerente del contraccolpo subito dalle donne italiane
Recensione del libro della sociologa Giovanna Campani “Veline, nyokke e cilici. Femministe pentite senza sex e senza city”
Buffo, perché mentre mi accingo a presentare questo libro conversando con l’autrice mi dicono che una consigliera comunale del Pdl, Olga Vecchi, considera l’incontro come “non certo il massimo della cultura”. Nell’insieme ci mette anche i Monologhi della Vagina che qui a Modena si rappresentano con successo da oltre 6 anni, tant’è che le ultime due edizioni hanno guadagnato il palco del secondo teatro stabile cittadino con oltre 700 spettatori.
Buffo, perché la consigliera non sa che il termine “nyokka” è stato coniato per Silvio Berlusconi da uno sconcertato giornalista dell’Indipendent britannico per far capire ai suoi connazionali come si pronunciasse l’epiteto riservato dall’ex premier a Margaret Thatcher nel 2007 e che da loro si traduce con “pussy”.
Buffo, perché la consigliera usa l’iniziativa per attaccare la costruzione della nuova Casa delle Donne che, con investimenti in gran parte della Fondazione bancaria della città, darà nuovi spazi e strutture a ben sette associazioni che si occupano di differenza di genere, contrasto alla violenza sulle donne e intercultura.
Ora, questa preponderanza di circostanze buffe è, in realtà, il perfetto esempio di quanto Giovanna Campani analizza nel suo libro dal titolo e dalla copertina poco felice. Non lasciamoci ingannare dalla barbie ingioiellata e dal rosa salmone dell’esterno, dentro troveremo un lucido saggio sociologico che, partendo dalla tesi del Backlash di Susan Faludi, arriva ad analizzare il declino delle conquiste dei movimenti femministi degli anni’70 in uno scenario, quello del 2008, in cui la politica e i mezzi di comunicazioni restituiscono un’immagine della donna come “corpo”su cui intervenire. Il Backlash è il contrattacco, quello che negli Stati Uniti è avvenuto negli anni’80 con la presidenza Reagan e le immagini di una donna in carriera nevrotica, con atteggiamenti di dominio tipici dei maschi, infelice e violenta come si trovava nei film “Attrazione fatale” con Glenn Close o “Rivelazioni” con Demi Moore. Come per dire: “avete voluto l’emancipazione, ora beccatevi l’infelicità, la solitudine, la follia”. Questa analisi, portata avanti per 10 anni, nel marzo 1992 fece guadagnare a Susan Faludi la copertina di Time. Da qui si snoda l’analisi sul Backlash all’italiana con l’introduzione delle ragazze Fast Food, delle Veline, dei Ministri presi dal mondo dello spettacolo, ma anche delle lotte per bloccare la RU486 o del caso Eluana Englaro che non poteva morire perché “ancora in grado di avere un figlio”.
Sì, perché nel titolo la terza parola è “cilici” con un chiaro riferimento, poi largamente approfondito, alla collaborazione tra Stato e Chiesa.
Il libro è pieno di documenti, citazioni e fotografie: una vera risorsa per una parte di storia del movimento femminile su cui ancora non si è detto molto. Tanto più che il libro ha di fatto anticipato “Se non ora quando” essendo stato pubblicato nel 2009 quando l’autrice pensava che sull’immagine della donna e sul contrattacco che stava subendo non si era detto abbastanza. Questo prima del caso Ruby e di molto altro.
Dicevamo, buffo che proprio una donna si scagli contro un progetto per dare più spazio e risorse all’esperienza della Casa delle Donne che a Modena risale al 1978. Un esempio migliore di Backlash non si poteva trovare.
Articolo di di Michela Iorio: giornalista, consulente di comunicazione ed esperta di social media. Allestisce spettacoli teatrali da quando ha memoria ed ha fondato il Teatro dei Venti di Modena. Collabora con diverse associazioni culturali tra cui il Centro Documentazione Donna. Nel suo blog (www.tagliatellealragu.