Chiedimi se sono felice (Lettera al ministro Brunetta)
Cominciare il 2010 con una testimonianza che ha come fulcro la questione lavorativa mi sembra un modo per sottolineare la nostra consapevolezza rispetto alla grave crisi economica che stiamo attraversando che, tra l’altro, ha ripercussioni decisive, anche se forse non immediatamente evidenti, su quell’identità femminile alla quale stiamo cercando di dare profondità e ricchezza con questa galleria di ritratti, che va facendosi sempre più sfaccettata.
Marzia si è ritrovata costretta a lavorare nella pubblica amministrazione dopo più di dieci anni in cui ha svolto funzioni dirigenziali in un’azienda che si occupava di Risorse Umane e ha deciso di dare voce al suo disappunto e alla sua rabbia davanti alle contraddizioni macroscopiche, agli sprechi vergognosi e al lassismo generalizzato in cui si è ritrovata a dover operare, ancora più stridenti in un contesto di recessione in cui sarebbe necessario razionalizzare e ottimizzare tutte le risorse. Osserva e valuta, e questo è il suo referto: perché le donne sono anche incazzate.
Caro Ministro Brunetta,
sono una fannullona … da un paio di mesi.
Meglio sono una fannullona precaria.
Questo significa che il mio status sociale è in divenire: potrei diventare una fannullona stabile, una fannullona part-time, una ex fannullona precaria.
Passiamo all’oggetto della mia missiva: mi volevo complimentare con lei per l’introduzione del tornello nella Pubblica Amministrazione perché dimostra una grande competenza nell’ambito della gestione delle Risorse Umane. (Personalmente mi ricorda l’entrata dell’hard discount sotto casa e credo che non sia casuale: lei ha voluto simbolicamente promuovere, con sublime delicatezza, le pari opportunità di genere nel luogo del lavoro!)
Senta le dico una cosa sottovoce, ma non lo faccia sapere a nessuno: gli escamotage per passare sotto al tornello sono tanti. Chissà come deve essere fastidioso sapere questo con tutti quei soldi pubblici utilizzati per istallarli!
Io penso che oltre alla consulenza data all’amico De Michelis – perché lei è Ministro di sostanza infaticabile lavoratore e attento gestore della res publica, ma gli amici sono amici – si poteva pensare di spendere i soldi, (molti meno) destinati all’istallazione e alla manutenzione del tornello, in strumenti per lo sviluppo delle risorse umane. Aumentano la produttività e favoriscono la cultura del lavoro. Ne cito alcuni: formazione, manutenzione delle competenze, analisi del clima interno, bilancio di competenze, messa in chiaro e condivisione della mission, lavoro per obiettivi, incentivi e premi di produzione
Ha curiosità di sapere perché da un paio di mesi solamente sono una fannullona?
E anche di sapere perché conosco molto bene il mondo delle Risorse Umane?
Perché l’azienda per la quale ho lavorato negli ultimi 10 anni e che si occupava di Sviluppo delle Risorse Umane è entrata in crisi e sta chiudendo. Nessun tipo di accompagnamento ad uscire dalla crisi per una micro impresa.
Dopo essere passata per svariati colloqui svilenti – che non hanno tenuto conto del fatto che, da Manager (da Dirigente per il pubblico impiego), ho gestito diversi progetti finanziati dall’Unione Europea, che ho incontrato migliaia di persone nei tavoli di lavoro, che mi sono confrontata con i colleghi dell’Europa a 25 per individuare soluzioni comuni,che ho portato in aula alcune centinaia di persone, “formando” e “manutenendo” le competenze di alti Dirigenti che, come lei sa, con l’andare del tempo hanno difficoltà a rimanere nel mercato del lavoro in tempi di cambiamento – la pubblica amministrazione ha voluto la mia professionalità.
Ho dato le dimissioni nella azienda nella quale avevo sudato e costruito per 12 anni e sono passata a fare la precaria per la pubblica amministrazione.
Certo ad esser ricchi di famiglia si stava volentieri a casa a fare “l’elite parassitaria” che contribuiva a far cadere questo “governo democraticamente eletto”, ma l’orrido mutuo di 36 ampi mq pesa sulle mie personalissime spalle.
Gli sprechi si riducono seriamente aumentando la produttività. La produttività aumenta quando si è parte di un processo condiviso di cui si conosce il percorso. La pubblica amministrazione, le assicuro che da lontano non si percepisce, potrebbe essere un caso di studio su tutto-quello-che-c’è-di-sbagliato in una moderna organizzazione produttiva.
Nella pubblica amministrazione, per reggere all’urto dell’inconcludenza delle lungaggini burocratiche, più ci si ricorda di lasciare il cervello a casa e più a lungo si resterà integri di testa.
Quando vedo ologrammi deprivati del valore lavoro davanti al tornello con il badge inserito in attesa di affondarlo allo scoccare dell’ora x in uscita, ho tanta paura di non avere abbastanza le spalle larghe per resistere a questo tipo di moderna alienazione. Potrei chiedere al mio cervello di fuggire.
PS Ho parlato con molti fannulloni “stabili” ed il concetto “se prima facevo poco perché non mi mettevano nelle condizioni di produrre, ora non faccio più niente” è purtroppo parecchio condiviso.
E allora la pubblica amministrazione per governare questi fenomeni di scioperi bianchi sono costrette a chiamare – sfruttandone le (medie) intelligenze per un paio d’anni (questa la durata del mio contratto) – quelli come me per fare quel poco che c’è da fare per mandare avanti la res publica o le tanto vituperate società di consulenza che pur di aggiudicarsi una gara fanno ribassi inquietanti.
Il lavoro dall’essere umano deve essere percepito come un gioco serissimo
Buon lavoro Ministro
Marzia M.
bellissima lettera condivido da fannullona a tempo indeterminato. un discorso così l’ho fatto alla mia ultima dirigente che ha avuto la sventura di vedersi apioppata una patata bollente dalla sua superiora mia penultima ma non troppo dirigente. lady x è stata incapace di gestire professionalmente ed umanamente una situazione tanto da doverla appaltare con costi elevati per il buget comunale. anna la nuova dirigente persona umana e professionale non ha pieni poteri per provvedere con le sue capacità ma deve solo eseguire al meglio e da sola.l’appalto va avanti,i soldi buttati nel cesso. e bastava così poco….
ciao roberta
Purtroppo non posso che condividere che “più ci si ricorda di lasciare il cervello a casa e più a lungo si resterà integri di testa” .
E poi “La produttività aumenta quando si è parte di un processo condiviso di cui si conosce il percorso.”, magari lo facessero, sarebbe bello, interessante e senza dubbio efficiente…
Lettera che arriva proprio al centro del bersaglio, complimenti !
A.
Fa incazzare davvero che donne di questa caratura siano buttate a marcire in questi luoghi di deprivazione intellettuale. Marzia la mia solidarietà di donna e di madre con una figlia troppo intelligente per essere “occupata”