Più tempo a casa – La scelta di A.
Rientrando qualche giorno fa ho trovato, nella mia casella di Donne Pensanti, questo messaggio che vi ricopio per intero. Una sorpresa che mi ha fatto molto contenta perché A. è una delle amiche che ho trovato diventando mamma: se penso ai nostri primi incontri vedo un cerchio di donne sedute a terra con accanto i loro bimbi di poche settimane, sgambettanti, appoggiati su un tappettino morbido lì accanto o tutti compresi nell’ennesima poppata, o magari addormentati beati nelle loro tutine sempre troppo grandi. Al centro un’ostetrica dalle curve dolci e il sorriso luminoso, che ci faceva raccontare quei nostri giorni di smarrimento e beatitudine, ansie e scoperte, magari insegnandoci qualche trucco contro le coliche e qualche massaggio rilassante, facendoci sentire importanti e coccolate anche noi.
Poi io e A. abbiamo continuato a incontrarci, con le nostre primogenite che hanno 13 giorni di differenza e poi anche con le due più piccole, nate a due mesi e mezzo di distanza l’una dall’altra. Mi sembra un po’ di essere diventata amica con una di quelle mamme del nord-Europa che affollano i campeggi della mia infanzia, con attorno 2-3 bimbi spettinati e selvaggi, così madri e così padrone della loro vita. Domestiche e indomite, insieme.
Cara Silvia,
una mail da me sarà proprio l’ultima cosa che ti aspettavi, perché sì, tu mi conosci benissimo fuori dalla rete. Non sono italiana, ma sono belga e molto felice di vivere in Italia, anche se con due figlie femmine ogni tanto la mercificazione del (corpo) femminile, in questo paese, mi fa paura, e mi chiedo come cresceranno loro, che sono comunque soprattutto italiane, e che immagine ne ricaveranno di se stesse.
Le donne italiane sono bellissime, curatissime e molto attente allo stile, ma spesso ridotte solo all’apparenza. Il solo termine “ragazza-immagine” è intraducibile in nederlandese, figuriamoci tutte le sue implicazioni culturali. Comunque, non ti scrivo per filosofeggiare, ma per raccontare la mia storia. Credo fermamente nei valori femminili, e sono anche convinta che emancipazione femminile non vuole dire copiare i comportamenti maschili. La mia vita quotidiana, fatta prevalentemente di casa e famiglia, probabilmente farebbe inorridire una qualsiasi femminista anni ‘70, ma c’è una differenza fondamentale: la mia è una libera scelta. Ho la fortuna di poter abbinare lavoro e casa nel modo migliore, facendo un piccolo part-time che mi occupa tre mattine a settimana, e per il resto del tempo posso dedicarmi alla famiglia, con tutti gli onori e oneri che comporta. Posso cucinare (e mi piace tanto), stirare (e mi piace meno), badare personalmente alle bambine (anche se capita che vorresti buttarle fuori dalla finestra per disperazione!). Mi rendo conto che la scelta di lavorare poco fuori casa rende la vita di tutti i componenti della famiglia meno stressata. È una vita che a qualcuno può sembrare squallida, ma fa veramente per me e mi fa sentire realizzata e felice. Non sento il dovere di giustificarmene, anche se visto che ti sto scrivendo è proprio quello che sto facendo.
Buon anno e a presto,
A.
P.S. Basta passare qualche ora a casa di A., con lei e le sue figlie e il suo compagno, per capire che di squallido la sua vita non ha proprio nulla.
questa è una lettera che fa pensare ad una donna VERA di quelle che piacciono a me..
anche io voglio essere questo tipo di donna..
MA C’E’ UN MA…
Bisogna avere la fortuna di avere un uomo (o una famiglia di origine) che ti mantiene..solo così è oggettivamente possibile fare questo tipo di scelta…
Io non posso, e vorrei molto farlo, e non penso che la vita in casa sia squallida, penso invece sia una grande grandissima fortuna..
Mi associo al commento di “sononera”. Non capisco davvero che cosa possa esserci di squallido in una vita così.
A. è stata molto fortunata, ma lei stessa lo ammette, a poter fare una scelta simile. E’ che questi discorsi, già più volte sentiti nei vari blog, a me sembrano un tantino oziosi..
Non voglio offendere nessuno, anche perchè forse dipende anche dal sapersi accontentare, non lo nego, ma non mi stancherò mai di ricordare che ci sono donne che fanno lavori assai poco gratificanti, perchè con uno stipendio solo una famiglia non tira più avanti.
Questa, chiaramente, non è emancipazione, ma asservimento.
Questa tematica viene affrontata poco nei blog che mi capita di leggere.
Sarà che le donne che navigano in web hanno una formazione culturale più alta e perciò dei lavori più gratificanti, ma mi piacerebbe si desse voce anche a quella gran parte del femminile che in questi ultimi 2 decenni non lavora più per il viaggio e per un vestito nuovo ma per sbarcare il lunario. Purtroppo!
Sicuramente muoversi attraverso la rete ha degli inconvenienti, tipo, come dici giustamente tu, Elisa, quello di ritrovarsi con testimonianze piuttosto omogenee dal punto di vista socio-culturale. è anche per questo che ci stiamo dando da fare per pubblicizzare questa iniziativa anche al di fuori del web. Inoltre, nel post in cui mi presentavo e descrivevo ancora un po’ il progetto (“Qualche pensiero di passaggio”), invitavo anche a raccontare di altre persone e non soltanto la propria storia (come ha fatto, per esempio, Leo, nel post “Le donne sono anche badanti”). Magari puoi raccontarci qualcosa tu di questa “gran parte del femminile”, per dire.
Eppure, tornando al post di A., non sono affatto convinta che sia così pacifico che scegliere di passare più tempo a casa sia una scelta invidiabile, nell’opinione di molte. E non è così scontato che sia una scelta facile (poter scegliere rimane comunque un lusso, questo sì, certo). Conosco alcune donne che l’hanno fatta e ne escono piuttosto male, su tanti piani (autostima, rapporti con i figli stessi, occupazione del tempo libero che va aumentando man mano che i figli crescono). Questo post mi sembra piuttosto uno spunto per riflettere su questi temi, per niente oziosi per chi se li vive sulla propria pelle. Ben vengano, poi, anche altri tipi di testimonianza: stiamo cercando di raccontare quanto sia vario il femminile, a dispetto delle rappresentazioni imperanti.
io ho fatto il passaggio dal tempo pieno … a brevi sprazzi di consulenza (meno di un part time un lavoro random) due figlie (la seconda di 18 messi), ora ho molto tempo libero che non so ancora come usare.
lavoro da anni e il lavorare mi è sempre piaciuto, mi diverte e mi stimola, a prescindere dalla fatica che comporta, mi aiuta a mettere concretezza nel tempo che altrimenti disperderei; perciò stimo chi sceglie di privilegiare il tempo casa versus il tempo lavoro, chi sa usare quel tempo senza sentirsi persa tra stiro e letti. credo sia una conquista per se e per gli altri, come dice A., ma appunto una conquista, un tempo speso anche per ristabilire priorità della vita eliminando alcuni gadget (quache vestito, oggetti per la casa etc etc).
per ora sono in cammino, e nella parte più faticosa del passaggio, ma credo che faccia parte del mio crescere come donna pensante, non smettere di sentire il mio valore, oggi che nessuno me lo riconosce più, che non è condiviso, che non diventa progetti, che non aiuta nessuno, che è invisibile ed intangibile.
è un valore che va cercato, credo costruito e condiviso, perchè diventi patrimonio comune per quelle donne che non lavorano o lavorano meno, per scelta, per virtù o per obbligo (licenziamento e precariato), e che vogliono continuare a “essere” e lasciare traccia nella vita.
mi immagino che il tempo nuovo che si ottiene possa e debba venir speso per essere davvero un valore ed un significato sociale
per ora il mio capitale sociale è:
non fare più 4 ore di viaggio autostrada – tangenziali milanesi tra casa e lavoro
la blogosfera
la consulenza random
poter stare – per la prima volta nella mia vita – lcon la figlia grande
godermi le fatiche e le gioie di un minitornado di 18 mesi (come già detto)
una agenda da riempire in modo nuovo e meno stressato, ma anche senza perdere il senso di me….
ciao a tutte,
e ciao a silvia, se sei quella silvia e anche se non lo sei, e grazie di avermi invitato in questo bel giepraio di intelligenze femminili.
vi scrivo che sono mamma di due bimbe scatenate di otto mesi e tre anni e mezzo, già imperiose e volitive, dentro la mia vita come la carne e il sangue, come ogni figlia figlio nella vita di ogni mamma.
già..è un bel casino, essere tutto quello che ci chiedono (ordinano?) di essere, che la pressione è immensa, il tempo pochissimo e i soldi non bastano mai.
occorre sintesi, e fare a meno di tutto ciò di cui non abbiam bisogno, di tutto quel di più che crediamo necessario per cui ci spacchiamo in due e litighiamo ed arriviamo a sera stanche morte.
la questione posta dalla mail dell’amica di silvia è il cuore del problema; quello che tutte noi in fondo sappiamo, che i figli hanno bisogno di tempo e che noi abbiamo bisogno di loro, di avere tempo per loro, anche e soprattutto tempo morto, quel tempo in cui loro possano osservarti da lontano in silenzio e tu possa fare lo stesso con loro. un tempo in cui poter essere solo ed assolutamente lì con loro senza essere già altrove, mangiare con loro una mela sotto una pianta, camminare senza una meta, raccontare, raccontare raccontare.
prendersi cura gli uni degli altri, non nei ritagli di tempo che la vita concede, ma con devozione e costanza.
sono educatrice da anni, lavoravo con gli adolescenti più incazzati del mondo e li adoravo;ora ho bisogno delle mie figlie e del mio compagno, di un nido da costruire proteggere ed aprire al resto del mondo.
sto facendo il corso da tages mutter che organizza il comune di parma; la tages mutter può tenere fino ad un massimo di 5 bambini contemporaneamente compresi i suoi, presso il proprio domicilio negli orari che lei stabilisce, non occorre che abbia una formazione pregressa specifica, ma acquisisce la formazione che occorre per attivare il servizio con un corso da 250 ore più tirocinio (quello che appunto sto frequentando io), lavora per conto di una coop sociale o associazione che gestisce aspetti organizzativi, burocratici e formativi che offre il coordinamento, il pedagogista e lo psicologo di riferimento, quindi non da libera professione, è in rete con le altre tages del territorio.
l’uovo di colombo che al nord europa (da noi trentino e alto adige) è prassi, integrata nel complesso dei servizi per l’infanzia, e da noi ancora genera la solita polemica italiota scissa tra plauso o sdegno (da parte di tutti coloro che credono che una madre formata e consapevole non sia comunque sufficientemente “competente” per educare e prendersi cura di bambini non suoi….!!!!).
in sostanza costruisci la tua professionalità all’interno della casa con i tuoi figli.
é naturale che salvo che tu non dia una disponibilità illimitata ed incondizionata, la paga non è quella del dirigente di banca ma puoi stare con i tuoi figli e fare in modo che loro crescano con altri bimbi intorno già da piccolissimi, senza dover fare le corse in macchina per conciliare nido-spesa-lavoro-lavatrice-fornelli etc.
Noi future tages di parma abbiamo attivato uno spazio su facebook (tages parma). se volete (informazioni, chiacchere, curiosità etc) fatevi amiche.
intanto vi abbraccio chiunque ed ovunque voi siate. chicca
Non volevo sembrare aggressiva e non voglio nemmeno ripetere cose già dette, tuttavia scegliere è già un lusso.Se vuoi posso anche portarti delle testimonianze, basta guardarsi un po’ attorno.
Io stessa, se potessi smettere di lavorare, non mi sarei accontentata solo di un figlio.
E poi c’è Alessandra, in questi post .
Spero lei non si offenda se la cito.http://www.millazu.it/?p=704e anche http://www.millazu.it/?p=526.
Ehm, non sono un genio informatico.Il primo link è:http://www.millazu.it/?p=704
Spero che questo sia uscito, va’
Avevo il magone mentre leggevo, Chicca: mi hai fatto una sorpresa bellissima!!! E grazie per questo commento che praticamente è un’altra testimonianza che si aggiunge al nostro mosaico di voci e corpi. Condivido subito il link. Non molti credo conoscano questa opportunità delle tages mutter, di cui in realtà mi avevi accennato proprio tu, chissà, magari un giorno di luglio di qualche anno fa in quella nostra Levanto così piena di belle promesse. un abbraccio enorme, a te e alle piccole donne.
Ma certamente, non volevo polemizzare sterilmente.
E’ che delle volte mi chiedo, come donna, dove stiamo andando e mi sembra tutto infinitamente complicato.
Anche le cose più semplici, come stare coi propri figli, in alcuni casi, sembrano diventarlo.
Abbiamo sempre la coperta troppo corta!
Grazie Elisa, è una poesia molto toccante e credo che molte di noi ci si possano riconoscere. Vorrei chiarire che non si stanno mica colpevolizzando le madri che lavorano tanto, per necessità e/o per scelta. Io stessa ho due figlie e lavoro, anche se ho ampi margini di decisione su come gestire il mio tempo (arma a doppio taglio, anche questa, perché finisce che in casa mi occupo quasi di tutto e poi alla sera lavoro fino all’una, o peggio). A. non fa la casalinga, ha potuto scegliere di lavorare meno, come anche pontitibetani, cosa che comunque implica un’amministrazione delle risorse familiari particolarmente oculata, chicca ha proposto un’altra esperienza alternativa ancora che le permette di stare più con le sue figlie e di guadagnare qualcosa. Io farei molta fatica, per dire, a fare una scelta del genere, perché ho bisogno di fare altro oltre a stare con le mie figlie e lavorare in casa, e mi pare che questo si ripercuota anche, in positivo, sul mio rapporto con loro. Ma questa è la mia esperienza e ha i suoi punti opachi.
Non dimentichiamo, inoltre, chi vorrebbe lavorare e non può
perché lavoro non ce n’è. Di storie ce ne sono tantissime, tutte importanti. Più ne vengono a galla, meglio è.
infatti la mia scelta, che in ogni caso una scelta è stata, si basa non su una fantastica rendita miliardaria su cui poggiare la scelta ma su alcuni dati molto più pragmatici e concreti:
1. il costo del viaggio tra casa e lavoro (250 euro mensili c.a)
2. poter contare su assegni familiari più il sussidio di discoccupazione (che si può ottenere licenziandosi volontariamnete entro il primo anno di vita del bimbo) e che garantisce altri 6 mesi di introiti, benchè ridotti ma che contribuiscono al budget familiare
3. non aver mutuo o ratei sulle spalle
4. una delle due macchine è a costo zero per il carburante (e le macchine sono vecchiotte)
5. le vacanze non sempre si riescono a fare o ci si accontenta di brevi we in casa di amici o parenti
6. vivere in un paesino comporta l’assenza di benefit da città (cinema, teatri, librerie, negozi etc etc) e per arrivare in luoghi dove spender soldi ci si mette 30 min … la cosa aiuta ad economizzare perchè il tempo necessario a spostasi obbliga di valutare se il gioco vale la candela
7. per il cinema ci si accontenta dei dvd e per il libri si compera su internet (sfruttando le offerte)
8. gli affitti qui giù alla provincia dell’impero della galassia centrale;-)) sono decisamente vivibili e si va dai300/350 euro anche per case piuttosto “grandine” tipo cucina bagno 4 locali più giardino si spende attorno ai 400 euro …
9. si scalda la casa anche con la stufa a legna …
10. si vive con una specie di stipendio e mezzo …
in sintesi ciò che voglio dire è che alcune scelte sono fattibili ma spesso solo a condizioni precise, es. se abitassi a milano e in affitto o se avessi un mutuo non credo avrei potuto scegliere.
ma credo, come indica bene anche silvia, che la narrazione di storie ci aiuti ad individuare possibili soluzioni alternative, nuovi percorsi di vita, proprio per non pensare di essere strette e costrette ad un solo modello (cfr. esperienza tagsmutter) di vita, di femminilità, di maternità e via discorrendo.
@ elisa
quella della coperta troppo corta è un’immagine che uso sempre anch’io! mi viene in mente in continuazione.
😉
@pontitibetani
veramente, i tuoi interventi hanno una chiarezza illuminante e mi sembra anche che stiate proprio in un bel posto!
Un altro aspetto dell’intervento di A. che non è stato toccato nei commenti, se non da Chicca, è che stare con i bambini è anche fatica e (in certi momenti) frustrazione. A volte mi chiedo se tutti questi impegni con cui molti genitori tendono a riempire la vita dei loro bimbi non siano anche una risposta all’horror vacui che ci risucchia se dobbiamo trascorrere con loro tempo non strutturato da altri. è solo un dubbio che ho… voi cosa ne pensate?
Ho una collega che ha tre figli.
Li tirano su i nonni in una casa coloniale insieme ai cugini.
i bambini verranno su benissimo di sicuro. I nonni, per me, sono degli eroi.
Sta di fatto che la mamma manco pensa a un part-time, figuriamoci un un tempo pieno coi figli!
…paese che vai, mamme che trovi…
@silvia credo che valga la pena di aprire un argomento ( o più argomenti) su ning relativi all’educazione … in cui fare convergere i filoni trasversali che si intrecciano nelle testimonianze e negli altri “luoghi” di confronto/barra dialogo.
la parte educativa come madri (e padri) è davvero un punto di svolta nella trasmissione del sapere ai figli e figlie, e va in qualche modo coltivata, perchè a me resta difficile capire – come si è già detto – ad esempio cosa sia scappato di mano nell’educare e trasmettere saperi che ha permesso il prevalere di un modello femminile così degradato.
Insomma le donne hanno fatto un sacco di passi in avanti in molti modi e in molti settori ma non sono riuscite a scardinare alcuni modelli, che anzi si sono rivelati vincenti … (velina docet).
Ragionare su di se, sui figli, sull’educazione, sull’autoeducazione, sulla fatica di cambiare e non lasciare sole le nuove generazioni a doversi arrangiare a crescere in un mondo che si espone oggi, nel suo essere particolramente complesso e stratificato (culturalmente e storicamente) ….
che ne dici, che ne dite??
sì, credo sia una bellissima idea avviare una discussione su questo argomento e le parole di quel pediatra sono veramente molto sagge.
@ pontitibetani: visto che hai avuto l’idea, potresti avviarla tu la discussione sul ning, ti va?altrimenti la metto io stasera o domani.
sono contenta che sia uscita questa questione cruciale!
ok la posto …
🙂
non penso ci sia nulla di squallido nell’essere felici!!!
io invece la invidio la tua amica, che può permettersi di badare alle proprie bimbe in piena autonomia. io, dopo anni passati a cerecare un lavoro che così poteva davvero essere definito, sono diventata mamma da due anni, e adesso non sai quanto mi pesa vedere che mio figlio è cresciuto più che altro da mia madre e da mia sorella mentre io sto a lavoro tutte le mattine e con due rientri pomerididani a settimana. purtroppo dobbiamo solo ringraziare che ho un lavoro. se potessi scegliere preferirei di certo stare più tempo col mio bimbo e a curare la mia casa piuttosto che in un lavoro che oltre al tanto agognato stipendio non ti da molto altro.
ciao antonia e sii felice della tua grande fortuna!
ps. eppoi di cosa ti devi giustificare? ma che ti frega degli alltri????
Anche io sono “casalinga” per scelta.
Tutte le mie amiche mi chiedono “Ma non ti annoi a casa?” “Ma come farai quando i figli saranno grandi e non avranno più bisogno di te?”
Non riescono davvero a capire che io ci sto benissimo così e ringrazio ogni giorno mio marito per questo “dono”.
A volte mi sento in colpa perché non lavorando non possiamo permetterci molto…Ma non sono mai stata così felice come ora e anche i miei famigliari.
E’ vero ci vuole un marito che condivida i sacrifici che si devono fare e apprezzi i vantaggi. E sicuramente un marito che non abbia uno stipendio da fame…o, come oggi, in cassa integrazione o mobilità.
Io dico sempre se il tuo lavoro ti piace tanto lo fai volentieri senza sensi di colpa, continua così ma non pensare di riuscire a fare anche tutto il resto, delega.
Se invece sei frustrata prova a pensare se nel vostro budget c’è spazio per rinunce accettabili che saranno ampiamente ricambiate dal tempo libero da passare insieme.
Purtroppo per chi è veramente costretto a lavorare…e magari a fare un lavoro che odia non ho molti consigli da dare…Solo di pensare che sono delle piccole eroine perché con il loro “sacrificio” permettono alla loro famiglia di vivere degnamente.
ci sono anche donne che pur potendola fare quella scelta, non la fanno. E non sempre perché si sanno leggere davvero nel cuore o scelgano consapevolmente ma perché crediamo nel falso mito della realizzazione lavorativa.
Per ciò non trovo nulla di ozioso nella testimonianza di A., anzi mi sembra molto bello ammettere di essersi guardata dentro e aver fatto una scelta consapevole. Tante volte imitiamo solo il modello di donna/madre/persona che ci hanno insegnato ad ammirare (nel bene e nel male) senza chiederci davvero se fa per noi.
Poi chiaro: ci sono anche donne che devono lavorare per forza perché se no non si sbarca il lunario, ma penso che il senso di questa testimonianza fosse un altro.
comunque fondamentale
soprattutto se è vero che la maggioranza delle donne che legge questo sito è “omogenea” dal punto di vista culturale: aiutiamoci anche a pensare ad alternative possibili no?
panz
Ciao tutte,
Sono A. della testimonianza, mi scuso se prima magari non sono intervenuto, veramente non riuscivo ad accedere al sito con explorer per qualche bizzarreria tecnologico, ora con g.chrome funziona !
Vedo che la discussione principale verte su “è una scelta che devi poterti permettere”. Non mi trovo del tutto d’accordo, come ha detto anche pontitibetani, scegliendo di stare parecchio a casa ci sono anche notevoli risparmi, che secondo me vanno ad equilibrare le entrate in meno:
– non ho la seconda macchina, perché non mi serve non dovendo andare tutti i giorni e con gli orari stretti a lavorare
– non devo pagare la babysitter ogni volta che i bimbi per mille ragioni stanno a casa o escono prima
– ho tutto il tempo (e la voglia, quella ci vuole) di cucinare fresco in casa partendo dagli ingredienti base, se dovessi comprare anche solo parte del cibo già pronto spenderei molto di più
– ho tempo per fare tutti i lavori di casa da me, non mi serve qualcuno che viene a pulire o stirare
– lo stipendio netto è sì la metà del tempo pieno, ma in compenso aumentano altri benefit come gli assegni familiari, meno tasse ecc., per cui alla fine non prendi metà dello stipendio a tempo pieno ma un po’ di più
Quindi, come dice pontitibetani ti trovi a vivere con uno stipendio e mezzo, e l’altro mezzo che manca secondo me si può anche definire come “non speso”, cioè guadagnati in natura. Insomma, non nego che qualcuno non potrà permettersi questa scelta ma credo che in genere si sopravalutato l’incidenza economica della scelta di fare il part-time.
La cosa più importante per me comunque rimane la possibilità di aver il tempo per la famiglia, da trascorrere solitamente non strutturato come dice Silvia, cioè la sera dopo aver preso i bimbi a scuola non devo fare più mille commissioni o lavori in casa, ma posso permettermi di stare con loro e dedicarmi a loro a giocare o anche semplicemente lasciandogli giocare a volontà al parco. Facciamo al massimo un corso a settimana, ma per scelta educativa, non per necessità economica.
Poi mi rimane anche del tempo da dedicarmi a me, di modo che quando devo stare con gli altri non sono frustrata e insoddisfatta.
Ultimo ps: il mio lavoro pagato è piuttosto insoddisfacente e noioso, perché in particolare quando fai la scelta del part-time per la famiglia vieni messo da parte… quindi devo per forza trovare l’autostima e la soddisfazione altrove, non fa per tutti sicuramente, ma per me sì.
A.
Ciao a tutte,
scopro tardi questo meraviglioso sito ma ora non lo lascio più! Davvero la lettera di A. mi tocca molto in questo momento di vita. Ho appena scelto, dopo dieci anni di lavoro super stressante e a tempo non pieno, ma pienissimo in un ambiente molto competitivo di scegliere il part time. E non ho figli. L’ho scelto per me, perche’ mi sembrava che la vita stesse correndo via veloce… mentre io stavo lavorando. Ho scelto di fermarmi, per come posso in questo momento, tra lo stupore delle persone che ho intorno e con mia grandissima gioia. Ora sto sperimentando questo nuovo stato, giorno per giorno, e davvero sto scoprendo che il tempo che posso dedicare a me e’ davvero prezioso, che anche prender eun cappuccino era diventato un lusso, che davvero mi stavo perdendo la vita per il lavoro!!!! Le reazioni delle persone che mi stanno intorno sono state le piu’ variegate… Mio marito mi appoggia, anche perche’ viviamo a distanza e questo ci permette di passare più tempo insieme e soprattutto tempo di qualità! Ho trovato molte “fan” tra le mie amiche più intime, che come me cercano un nuovo senso, mentre facce perplesse tra le persone che mi conoscono meno e che davvero avevano bisogno che ci fosse un motivo per scegliere di rallentare. Fai un figlio? Lo fai per tuo marito? Per chi o cosa lo fai? PER ME!!! e chissa’ che tutto questo domani mi porti ancora altrove… Buona giornata a tutte!