Più tempo a casa – La scelta di A.

Rientrando qualche giorno fa ho trovato, nella mia casella di Donne Pensanti, questo messaggio che vi ricopio per intero. Una sorpresa che mi ha fatto molto contenta perché A. è una delle amiche che ho trovato diventando mamma: se penso ai nostri primi incontri vedo un cerchio di donne sedute a terra con accanto i loro bimbi di poche settimane, sgambettanti, appoggiati su un tappettino morbido lì accanto o tutti compresi nell’ennesima poppata, o magari addormentati beati nelle loro tutine sempre troppo grandi. Al centro un’ostetrica dalle curve dolci e il sorriso luminoso, che ci faceva raccontare quei nostri giorni di smarrimento e beatitudine, ansie e scoperte, magari insegnandoci qualche trucco contro le coliche e qualche massaggio rilassante, facendoci sentire importanti e coccolate anche noi.

Poi io e A. abbiamo continuato a incontrarci, con le nostre primogenite che hanno 13 giorni di differenza e poi anche con le due più piccole, nate a due mesi e mezzo di distanza l’una dall’altra. Mi sembra un po’ di essere diventata amica con una di quelle mamme del nord-Europa che affollano i campeggi della mia infanzia, con attorno 2-3 bimbi spettinati e selvaggi, così madri e così padrone della loro vita. Domestiche e indomite, insieme.

Cara Silvia,

una mail da me sarà  proprio l’ultima cosa che ti aspettavi, perché sì, tu mi conosci benissimo fuori dalla rete. Non sono italiana, ma sono belga e molto felice di vivere in Italia, anche se con due figlie femmine ogni tanto la mercificazione del (corpo) femminile, in questo paese, mi fa paura, e mi chiedo come cresceranno loro, che sono comunque soprattutto italiane, e che immagine ne ricaveranno di se stesse.

Le donne italiane sono bellissime, curatissime e molto attente allo stile, ma spesso ridotte solo all’apparenza. Il solo termine “ragazza-immagine” è intraducibile in nederlandese, figuriamoci tutte le sue implicazioni culturali. Comunque, non ti scrivo per filosofeggiare, ma per raccontare la mia storia. Credo fermamente nei valori femminili, e sono anche convinta che emancipazione femminile non vuole dire copiare i comportamenti maschili. La mia vita quotidiana, fatta prevalentemente di casa e famiglia, probabilmente farebbe inorridire una qualsiasi femminista anni ‘70, ma c’è una differenza fondamentale: la mia è una libera scelta. Ho la fortuna di poter abbinare lavoro e casa nel modo migliore, facendo un piccolo part-time che mi occupa tre mattine a settimana, e per il resto del tempo posso dedicarmi alla famiglia, con tutti gli onori e oneri che comporta. Posso cucinare (e mi piace tanto), stirare (e mi piace meno), badare personalmente alle bambine (anche se capita che vorresti buttarle fuori dalla finestra per disperazione!). Mi rendo conto che la scelta di lavorare poco fuori casa rende la vita di tutti i componenti della famiglia meno stressata. È una vita che a qualcuno può sembrare squallida, ma fa veramente per me e mi fa sentire realizzata e felice. Non sento il dovere di giustificarmene, anche se visto che ti sto scrivendo è proprio quello che sto facendo.

Buon anno e a presto,

A.

P.S. Basta passare qualche ora a casa di A., con lei e le sue figlie e il suo compagno, per capire che di squallido la sua vita non ha proprio nulla.