Il Quadro

A casa di mia nonna, quando eravamo piccoli, c’erano le poltrone di velluto rosso cupo, le tende, i tavolini bassi, e quell’odore insopportabile di naftalina che veniva dall’armadio con le cappelliere. Era la casa del pranzo di Natale, degli angoli bui e delle confessioni a bassa voce.

A casa di mia nonna c’era un quadro.

Un quadro vero, con la cornice. I miei genitori ne avevano pochi, di quadri veri, erano quasi tutti manifesti presi alle mostre o comprati qui e là quando andavamo in viaggio, una cornice a giorno e via. Non quelle cose di legno pesanti.

Quel quadro lì, nel salotto serio, incupiva l’aria. Rappresentava (rappresenta, è ancora lì) una natura morta: una colonna rovesciata, un capitello spezzato, e rose pallide. Dipinto con una certa tecnica, in realtà, ma un po’ freddo. Proprio un quadro da casa di nonni per bene.

Eppure.

Quel quadro l’ha dipinto una bisnonna della mia mamma. Lei mi raccontava con aria divertita che la bisnonna era una pittrice appassionata e una madre distratta. Ogni tanto saltava in groppa al suo cavallo e abbandonava i figli piccoli al loro destino. Durante una di queste fughe un bimbo non si trovava più, perché si era rifugiato nella cuccia del cane e non ne voleva sapere di tornarsene a casa. Una sorta di Mowgli della bassa padana, e a me sembrava bellissimo. Vedevo questa donna cavalcare nelle campagne nebbiose, con un abito svolazzante e la mente persa. E invece, magari è pure una storia finta. Una di quelle esagerazioni che si tramandano in famiglia da una generazione all’altra per dare un po’ di colore alla vita. Ma non importa. Quando sei piccolo, le storie sono storie, e si scavano la loro tana dentro i bambini perché imparino come si vive da grandi.

Mi è sempre piaciuto pensare che mia nonna abbia tenuto quel brutto quadro per ricordarsi che, nonostante la guerra, la fame, il lavoro, il marito lontano, nonostante le quattro figlie, se ogni tanto si chiudeva in una stanza a suonare il violino non doveva sentirsi in colpa.

E da allora quel quadro è sempre stato lì, a ricordare a tutte noi che un altro mondo è possibile. Forse, un universo intero.

LGO -FRANCESCA