Silvana Sciortino

L’impegno di una donna pensante testimoniato da suo figlio. Grazie Andrea, per aver condiviso questi ricordi con noi. Credo abbiano moltissimo da dirci.

Quando mia madre Silvana Sciortino scelse la politica a tempo pieno, era una moglie giovane e bella, aveva un figlio, un lavoro, un solo esame dalla laurea. Dieci anni di impegno “totalizzante”, come lo definiva lei stessa, comportarono rinunce e stress su tutti i fronti, tante ore di studio e lavoro, tante sere fuori casa, tante amarezze e sconfitte che ogni volta ponevano il dubbio se di tutto questo valesse la pena. Eppure io non serbo alcuna impressione di una sua mancanza; il mio ricordo è quello dell’orgoglio per una mamma che faceva un lavoro pubblico importante, che era conosciuta e rispettata da moltissime persone, che col suo esempio ti dava la voglia di impegnarti sempre per cambiare le cose.

Chi l’ha conosciuta in quei tempi concorderà che nella sua scelta politica non era centrale l’ideologia del partito o del movimento. Ciò che la caratterizzava, generando rispetto e considerazione anche tra gli avversari, era una passione civile unita ad un pragmatismo probabilmente derivato dalla sua formazione scientifica. Questa identità trovava la propria migliore espressione nel Consiglio Comunale della città d’adozione di Silvana. In questo contesto, pur se sempre tra i banchi dell’opposizione, emergeva di Silvana un profilo istituzionale, un approccio che alla ferma e ostinata critica verso chi governava univa sempre la volontà di proporre un’alternativa possibile.

Nel suo agire politico Silvana coltivò anche con compiacimento quel suo “stile” personale che le veniva riconosciuto. Non sacrificò mai la propria femminilità, essendo peraltro talvolta in grado di reagire anche con gesti “maschilisti”: ricordo la definizione, per così dire, sintetica che diede di due ex-compagne che si erano fatte “comprare” da un altro schieramento cedendo alla seduzione di una nascente politica luccicante ed affarista. Silvana era capace ugualmente di trovare parole che chiamavano in causa i sentimenti di ciascuno come di esprimere giudizi sarcastici e trancianti; in politica strinse grandi e profonde amicizie come consumò asprissimi e memorabili contrasti.

Nel pieno della sua carriera Silvana si rese conto, molto più lucidamente e consapevolmente di altri, di quanto fosse politicamente e personalmente rischiosa la professionalizzazione della politica che lei stessa allora rappresentava e che avrebbe avuto conseguenze tragiche per la sinistra italiana negli anni a venire. Quando gli spostamenti della maggioranza interna la costrinsero a rinunciare ai suoi incarichi e di conseguenza a porsi il problema della propria indipendenza economica, alcuni giudizi dei “compagni” uditi al termine del suo appassionato discorso di commiato parvero volerla ferire proprio nel suo essere donna, come a colpevolizzarla di rendere pubblico un sentimento di passione.

Fu una ferita che non poté rimarginarsi. La storia umana e politica di Silvana si concluse di là a poco, dopo sette anni di lotta contro un male che lei stessa definiva lucidamente “incurabile” e che nonostante questo non la scoraggiò da prendersi impegni, fare progetti, lottare per le proprie idee.

Il ricordo della sua passione ha preso forma e sostanza nell’Associazione che ne porta il nome, fondata e sostenuta anche dalle amiche e compagne con le quali Silvana aveva condiviso i primi passi del suo impegno. Vent’anni dopo, il suo Comune le ha dedicato una stradina di campagna.

Andrea Macchi

Immagine: Giuseppe Del Debbio, scultura dedicata a Silvana Sciortino