Che fine hanno fatto le principesse?
Un pò di giorni fa, mentre scorrevo la mia pagina facebook, vedo un post di No alla violenza alle donne, che riporta puntualmente notizie, e leggo con orrore di questa:
Presentare una bambina di nemmeno 10 anni come assoluta “icona erotica”
Mi vado dunque a leggere la notizia ( qui trovate l’articolo ): Vogue Europa ha presentato una bambina di nemmeno dieci anni come futura icona erotica, con un inserto di fotografie che ritraggono la piccola truccata, vestita con abiti scollati e sdraiata su un divano barocco in pose che non hanno nulla a che fare con l’infanzia, il tutto ovviamente accompagnato da tacchi a spillo. Come riporta l’articolo di Sergio Di Cori Modigliani, Vogue spiega le foto con queste testuali parole: “offrirla alla visione dei gourmet”.
Mi dico: non ci credo, non è possibile! Offrirla alla visione dei gourmet?? Ma è Vogue o tuttapedofilia?
A rincarare la dose, leggo che – ma che strano – sono Francia e Italia i maggiori “azionisti” di questa campagna, con diversi brand che alla prossima settimana della moda di Parigi faranno sfilare modelle di 10 anni.
Grazie al cielo gli anglosassoni e gli scandinavi si sono ribellati denunciando il servizio fotografico e bollandolo come – giustamente – disgustoso e pedofilo, e in Scandinavia si sono rifiutati di usare queste immagini pubblicitarie nella cartellonistica dei centri commerciali…qualcuno lassù al nord ancora ragiona!
Mi sono messa dunque ad approfondire l’argomento e trovo un’altro articolo (che trovate qui) che riporta la notizia, proveniente sempre dalla Francia, dove è scoppiato un dibattito su una casa che produce intimo per bambine, la quale ha ben pensato di fare una campagna fotografica con bambine in lingerie in pose tutt’altro che pudiche…
Passato il disgusto, il ribrezzo, la rabbia, l’incomprensione per questa pedofilia mascherata dall’alta moda, ho cominciato a riflettere un pò…ho cominciato a pensare a quando io ero piccola, a cosa giocavo e a quali modelli mi rifacevo, insomma su quali basi si è costruita la mia immagine ( non in senso Fashion 😉 di donna…e mi sono venute in mente – guarda caso – le favole. Mi piacevano Cenerentola, Biancaneve e compagnia bella, giocavo a fare la principessa che, di volta in volta, diventava una principessa guerriera, una principessa robin hooddA – perchè era femmina!. Sono caduta nel tunnel delle Barbie, che diventavano donne in carriera – molto probabilmente perchè mia madre lo era; mi mettevo i vestiti e i magnifici decolltè di mia madre, insomma, giocavo! Se mi spingevo troppo nella direzione delle ochette remissive, mi bastava guardare mia madre e lo stuolo di donne indipendenti che frequentavano casa mia per farmi riflettere e rimettermi sulla giusta carreggiata.
Crescendo, ovviamente, ho messo in discussione molte cose, dal modello super-donna al ruolo assegnato alle femmine nelle favole, giungendo alla conclusione che i fratelli Grimm e Walt Disney dovrebbero partecipare per una buona percentuale alla parcella del mio analista! Ma, come ho detto più volte, a me di Cenerentola non importava del principe azzurro ma che “i sogni son desideri”, parafrasandolo con “se sogni e ci credi puoi realizzare tutto ciò che vuoi!”.
Ora, tornando al topic, mi viene da chiedermi, che cosa sognano queste bambine? O che sogni le inculchiamo? Dico inculchiamo perchè mi sembra troppo facile dare la colpa ai genitori, alla società, estraniandosi da essa. L’infanzia è un momento magico, indimenticabile, in cui il gioco è l’attività principale e propedeutica alla vita. Se da un lato l’adolescenza si protrae sempre più avanti con l’età, se la ricerca dell’eterna giovinezza sembra un ossessione di questo mondo, impediamo proprio a chi è giovane di vivere la propria giovinezza appieno, adultizzando i bambini, chiedendo loro di essere “grandi” e buttandogli in pasto a sciacalli malati. Lasciando stare per un attimo i porci che si eccitano alla vista di queste immagini, le conseguenze nello sviluppo della persona sono pessime, sia dal punto di vista dell’approccio alla sessualità che nella creazione dell’immagine di sè. E’ agghiacciante leggere la risposta del marchio francese di intimo per bambine, che sostiene di conoscere i trend e di sapere che le bambine vogliono essere come le loro mamme, e, dunque non c’è niente di male nel proporre immagini di questo tipo. Della serie prendiamole da piccole, sempre più piccole. Su un canale del digitale terrestre passano una trasmissione americana sui concorsi di bellezza per bambine ( devo dire girato con un occhio abbastanza critico ) dove si vedono bambine di uno, due, tre anni, agghindate in chili e chili di tulle, trucco e parrucco dove il piccolo viso acqua e sapone di una bella bimba pasciuta poco più che neonata viene nascosto, stravolto in una maschera agghiacciante.
Lavorando con bambini in situazioni di disagio, mi trovo spesso di fronte a bimbi adultizzati che, purtroppo, sono entrati in contatto con una sessualità che non appartiene alla loro età, con una violenza che lacera i loro piccoli cuori, bambini in cui, a volte, dobbiamo risvegliare la voglia di giocare, immaginare, di essere semplicemente, bambini.
Parafrasando Lella Costa, “Mi manca tanto Brontolo!”. Mi mancano le principesse, i principi, i castelli, le foreste che fanno paura e i nanetti; piuttosto che vedere una bimba – come mi è capitato quest’estate in vacanza – che balla ancheggiando e riproducendo le mosse delle veline, preferisco vedere una bimba che gioca a fare la principessa, nel suo castello, che sconfigge la matrigna e si accaparra il belloccio della situazione! le immagini di queste mini modelle non sono altro che una distorsione di un’immagine della donna post-femminista che ha potere solo mostrandosi e vendendosi. E allora viva le principesse, viva Shrek con la sua Biancaneve che canta i Led Zeppeling!
Principesse di tutto il mondo, unitevi!
Principesse di tutto il mondo, unitevi!
Per approfondire la notizia potete inoltre andare qui
http://247.libero.it/dsearch/thylane+loubry+blondeau/
Per avere informazioni sulle attività teatrali con i bambini potete visitare il sito dell’Associazione Hecate, o scrivermi una mail
Che questa roba sia una porcheria schifosa non c’è neanche bisogno di dirlo. I personaggi femminili delle favole classiche sono un po’ deboli e svampite di solito, ma in confronto sono delle suffragette.
Credo anche però che sia necessaria una riflessione un po’ più profonda… a fronte di spot come questi possiamo chiedere regole più severe sull’uso di testimonial minorenni o della femmina (non si parlare di ‘donne’ con bambine di 10 anni!)-oggetto, e sono provvedimenti che possono andare benissimo, non dico mica di no.
Però, se siamo arrivati a questo punto, forse sarebbe meglio analizzare più a fondo il livello di degenerazione raggiunto dalla società del consumo e dalla sua ideologia, cioé la pubblicità. Più che la pubblicità pedo-porno-sessista, a me sembra che il problema sia sempre di più la pubblicità in sé e la sua invadenza. Più che pretendere una pubblicità ‘migliore’, sarebbe giusto racchiuderla in delle precise nicchie.
@Igor,
ti ringrazio per il commento. In parte era proprio su ciò che dici quello su cui si era incentrata la mia riflessione, ovvero sulla “degenerazione della società del consumo”.
Ma credo che a questa degenerazione non si possa togliere la componente sessista e di genere: l’uso, e abuso, dell’immagine della donna come oggetto nelle pubblicità è palesemente maggiore rispetto a quella degli uomini, ma, mi sembra, siamo arrivati al punto che qualsiasi essere di sesso femminile, indipendentemente dall’età, può essere usato, a fini commerciali, con connotazione erotiche, svilenti e in questo caso ben otre il limite della pedofilia.
Forse sarò idealista, troppo ottimista, ma faccio veramente fatica a credere che tutte le bambine vogliano fare le modelle atteggiandosi a “sex-symbol” “come le loro mamme” perché non credo che tutte le mamme si atteggino così, che sponsorizzino atteggiamenti di questo tipo, che insegnino modelli di donna di questo tipo. La domanda che mi pongo è: allora tutte le pubblicitarie ed i pubblicitari non hanno proprio peli sulla lingua? Non hanno figlie e figlie? Mi rispondo che sì, ce li hanno, ma vendono un prodotto …più che sulla pubblicità in sé e per sé, è sui consumi, sul capitale – per usare un termine un pò desueto – che mi concentrerei, sul dover vendere e fare profitto a qualsiasi costo – ed in questo senso interpreto la tua “invadenza della pubblicità” – senza preoccuparsi delle conseguenze, dei messaggi, dei modelli, dell’etica del lavoro (nel caso dei pubblicitari). Questo mi preoccupa: che la cultura del vendo tutto, del patriarcato sia talmente radicata da permettere cose di questo tipo.
Per prima cosa direi che siamo ben oltre il sessismo e quello che chiamiamo ‘patriarcato’: mostrare una modella seminuda per una promozione è sessimo, qui siamo alla pedofilia neppure velata. E se i ‘patriarchi’ erano pedofili almeno non lo sbandieravano pubblicamente.
Inoltre, secondo me sbagli a vedere dal punto di vosta del consumatore, ‘che cosa vogliono essere le bambine, se come le loro mamme” (ma che mamme hanno?!). Per definizione è la pubblicità che inculca i desideri nella gente, non riflette le sue aspirazioni. HANNO DECISO che le bambine vogliono essere così.
Io sono un insegnante e a scuola le ragazze vanno meglio, quando non sono studiose sono più ‘sveglie’ dei loro compagni maschi in media; a Ravenna 2/3 dei 100 alla maturità 2011 erano femminili, per dirne una, non credo sia un fatto isolato. Ma la pubblicità ti trasmette modelli di ragazze ben diverse. Poi ci sono quelle che vogliono fare le veline e le mamme stupide, i genitori che vorrebbero che la figlia sposasse il miliardario ecc. ma non sono fenomeni maggioritari.
Tu parli di etica e responsabilità, ma loro vogliono vendere prodotti e fare propaganda, al limite anche negativa purché si parli di loro. Chi lavora in questo settore, preso singolarmente, può anche essere una brava persona ma il sistema è marcio.
Non sono certo per vietare la pubblicità, però ad esempio la proibirei dai programmi per i bambini, intellettualmente più indifesi. Ma più in generale, se non argini la sua invadenza potrai magari, con delle battaglie, salvaguardare la dignità femminile, ma loro proseguiranno nello stesso stile cambiando obiettivo. Vengono usati in modo aberrante Dante Alighieri come testimonial della carta assorbente, Leonardo per la TIM e San Pietro per il caffé, e sembra tutto assolutamente normale.
Io sono sempre convinta che queste scelte pubblicitarie non siano solo provocatorie, ma che ci sia una volontà ad abbassare l’età del lavaggio del cervello. Le modelle, come tutti sanno, sono state scelte sempre di età più giovane: mi chiedevo a quando sarebbero arrivati alla scelta delle bambine. Allora è questo il GRANDE PIANO! Lobotomizzarci, violarci, annichilirci dalla tenera età, avendo reso i genitori incapaci di difendere la propria prole?