Per moda? No grazie
Fracomina, fino a pochi giorni fa nemmeno sapevo che esistesse una marca con questo nome, vende abiti e vestiti, fa moda.
Ecco fa moda.
Ha lanciato una campagna di affissioni in grande stile e ci ha ricoperto le pareti di tutta Italia, con le sue Marie, Eve e Maddalene, e con i suoi slogan a metà tra la rivendicazione e la provocazione pure e semplice.
Tanto che è riuscita, cosa impensabile per molte alte marche che il copro della donna lo sviliscono senza problemi, ma che non toccano i nomi biblici, a farsi bandire dai muri di tante città, tra cui la capitale. Bandita perché blasfema. Ma il punto rimane quello che cosa fa la Fracomina?
Fa Moda.
E come la fa? Ecco alcuni degli slogan che si possono leggere nei suoi spazi:
“Sono Emma, ho tre figli e a lavoro comando io”
“Sono Maddalena, faccio la escort e non sono una ragazza facile”
e ancora:
“Sono Monica, lavoro in politica e non vado a letto con nessuno”
“Sono Chiara mi piacciono le donne non amo i motori”
Il tutto contestualizzato in un contenitore dal titolo “Woman Evolution Campaign”
A prima vista sembra quasi una conquista, un passaggio di temi sociali in un media che di sociale non ha nulla, un passo avanti?
Non lo so, non credo.
Io ci leggo piuttosto un’appropriazione indebita di un contenuto, diretta al depotenziamento dello stesso, una scelta non so quanto consapevole di rendere commerciale qualche cosa che invece commerciale non solo non è, ma profondamente non vuole esserlo.
E’ un paradosso che ho visto spesso usato negli anni passati, un meccanismo che punta a smontare e assimilare qualsiasi voce che si alzi fuori dal coro.
Dal biologico alimentare, ad alcuni aspetti del movimento alter mondista, abbiamo assistito alla comparsa di strategie commerciali che li hanno prima cavalcati e poi separati dai loro concetti di base, per poi renderli innocui marchi e slogan.
Dal 13 febbraio, abbiamo assistito ad una esplosione di contenuti sul nuovo movimento femminile, che dagli scaffali più polverosi della librerie, ha visto i suoi titoli passare sui tavoli all’ingresso, magari accostati a qualche libro di cucina o al manuale per rigovernare meglio la casa.
E adesso li troviamo sui cartelloni per vendere dei prodotti.
Sia chiaro, non intendo dire che chi si esprime e chi alza la voce per condividere i suoi contenuti sbagli e assolutamente non penso che si dovrebbero mantenere tra una casta di elette/i.
Penso però che a questo tipo di assimilazione dei contenuti al calderone del general generico, vada risposto con un chiaro
No Grazie! Si cercano cambiamenti profondi e durevoli non mode.
Altri articoli sul tema:
Sono completamente d’accordo! Quando è uscita la campagna, avevo persino pensato di segnalarla allo Iap, ma di cosa mi sarei potuto lamentare? Che l’azienda ha ingoiato le proteste del movimento “Se non ora quando?” e le ha vomitate sui muri? Volevo chiedere una mano a Giovanna Cosenza per scrivere all’azienda, ma cosa può importare a questa di una lettera di protesta che probabilmente neanche sono in grado di capire? L’aspetto triste è che la Fracomina, e la famigerata Silvian Heach, sono aziende napoletane e mi confermano lo stereotipo del meridione furbetto che ha capito come fare sensazione sulla “pelle” degli altri, o meglio, delle altre.
Alla fine forse è meglio prenderli in giro con le loro stesse armi, come ha fatto Il Deboscio http://ildeboscio.com/2011/09/08/la-donna-in-evoluzione-di-fracomina/
Sì, capisco perfettamente quel che vuoi dire.
Il messaggio è giusto ma è sbagliato che venga usato per far pubblicità ad una marca di abbigliamento, è corretto?
Beh, hai ragione. Di certo non si puà far diventare una moda quel poco di orgoglio femminile che è rimasto tra le ragazze più giovani, deve essere un pensiero, una convinzione, un qualcosa di molto più profondo in cui si crede totalmente… non so se sono riuscita a spiegarmi.
Speriamo soltanto che adesso non diventi una moda fare pubblicità così, ma che rimanga una cosa seria^^