22 giugno: Nessun(A) dorma, la notte bianca dei centri antiviolenza

Venerdì 22 giugno i centri antiviolenza apriranno le porte e accoglieranno gli uomini e le donne che vorranno visitare i luoghi dove si lavora a sostegno delle donne vittime di violenza. L’iniziativa è nata dall’associazione nazionale D.i.Re (donne in rete contro la violenza) e dei 60 centri antiviolenza aderenti che operano sul territorio italiano.

I centri che parteciperanno all’iniziativa, per questioni logistiche una trentina, resteranno aperti dalla sera fino alla notte, (ognuno ha scelto fasce orarie differenti) e molti hanno affiancato a questa iniziativa anche altre manifestazioni pubbliche.

Una notte bianca per testimoniare la volontà di esserci in un momento di tagli ai finanziamenti e alle convenzioni, o nonostante finanziamenti che non ci sono mai stati e che probabilmente non ci saranno mai; l’Onu la scorsa estate ha giudicato inadempiente l’Italia nelle politiche in materia di prevenzione e contrasto alla violenza sulle donne.

Le operatrici stringono i denti e vanno avanti con quella determinazione caparbia e ostinata delle donne, esperte millenarie di resistenza.

Quando non ci sono risorse economiche l’unica strada è l’autotassazione di tempo e di denaro. Si ritagliano ore e giorni della propria vita affettiva o lavorativa per ascoltare gli “indicibili racconti delle segrete stanze” come amava dire Carmine Ventimiglia nelle occasioni di scambio e confronto con i centri. Aiutare le donne a spezzare una relazione violenta è un percorso che in Italia ancora oggi, è irto di ostacoli fatti di pregiudizi culturali, disinformazione, smagliature volontarie o involontarie della politica e delle istituzioni, leggi e procedure ancora inefficaci.

Si sta lì mentre la violenza familiare aumenta insieme ai femminicidi e soprattutto mentre cresce ciò che la alimenta: l’impoverimento economico ma anche culturale, e all’interno di questi la disparità di potere nelle relazioni tra uomini e donne.

Esiste anche una violenza sociale fatta dalle dimissioni in bianco, dal precariato e dalla disoccupazione che colpisce tutti ma ancora di più le donne; la violenza sociale ha anche il volto del boicottaggio della legge 194 che con l’obiezione di coscienza sta rendendo impossibile l’interruzione volontaria della gravidanza e apre le porte all’aborto clandestino per cui si paga o si muore. La libertà di scegliere la maternità si nega con il licenziamento e con l’obiezione alla 194 che in Italia è ormai tra il 50 e il 70%. Schizofrenie su cui impattano le vite delle donne.

Violenza sociale sono le proposte di legge che vorrebbero imporre con la separazione, l’affido condiviso sempre e comunque, anche nei casi di maltrattamento, esponendo le donne vittime di violenza ad una continua e pericolosa relazione con i mariti o padri maltrattanti come sta avvenendo con i disegni di legge di modifica della legge 54/2006 in questi giorni. I nostri governi da una parte varano le leggi antistalking e dall’altra preparano leggi che espongono le vittime allo stalker: ancora schizofrenie di una politica oligofrenica.

Eppoi ci sono le donne ancora più ai margini: le donne straniere penalizzate nella denuncia contro la violenza familiare perché più povere, più isolate e penalizzate anche dalle leggi sull’immigrazione.

Lo spettro di una società che pensavamo di esserci lasciata alle spalle si fa sempre più consistente ed è ancora più minaccioso di un tempo con i suoi conati di fascismi ed integralismi che portano sempre come conseguenza anche la negazione della libertà e della dignità delle donne.

I centri resteranno aperti la notte bianca anche per questo: per testimoniare che ci sono e vanno avanti, nonostante le difficoltà, abitati dalla caparbia e ostinata determinazione delle donne, esperte millenarie di resistenza.