Il 22 ottobre scorso al Pigneto di Roma sono stata premiata da Loredana Lipperini come vincitrice dell’edizione di quest’anno e in aprile Come saranno le mani sarà pubblicato dalla casa editrice Solferino. Sul palco ero con le altre finaliste, che avevo conosciuto l’8 settembre al festival “Il tempo delle donne” in Triennale a Milano: Mariana Borrelli, Chiara Clini, Francesca Di Santo e Martina Salvai (quest’ultima in realtà a Roma non era presente perché si era ammalata pochi giorni prima). Ringrazio tutte le meravigliose donne coinvolte in questa avventura che sta colorando questi mesi di una luce tutta nuova.
Queste le motivazioni della giuria e in basso il link col video alla premiazione e qualche articolo:
“La terza edizione di LetteraFutura, la fellowship letteraria nazionale riservata alle scrittrici esordienti, si è conclusa, come ogni anno, a InQuiete festival con la nomina dell’autrice esordiente vincitrice del concorso. A premiare la scrittrice Silvia Cavalieri, autrice di Come saranno le mani e scelta tra 110 manoscritti sottoposti al vaglio di una giuria composta da 12 rappresentanti del mondo culturale, è stata la presidente della giuria, Loredana Lipperini.
“Abbiamo scelto di premiare Silvia Cavalieri per la sua scrittura che sa di terra e di umori e per la capacità di raccontare, con grandissima forza espressiva, le vicende di donne costrette al margine perché portatrici di un sapere millenario e non compreso. Le erbarie protagoniste del romanzo – ha spiegato – infatti, sanano le ferite, rimediano a gravidanze indesiderate, assistono ai parti e garantiscono la sopravvivenza della comunità, costruendo di volta in volta un legame di sorellanza forse silenzioso ma potente. Detentrici di una conoscenza ancestrale e di pratiche tradizionali, queste mediche ante litteram sfidano con la propria esistenza l’ordine patriarcale che le vorrebbe remissive e ubbidienti e aprono alla possibilità di una convivenza sociale fondata sulle relazioni e sulla reciprocità. C’è dunque, nel romanzo di Cavalieri, un approccio originale a un tema che corre ormai nel discorso pubblico, femminista e non solo: quello della riconnessione tra economia, ecologia e politica attraverso un nuovo sistema di interazioni con il vivente, fondate su cura, consapevolezza e alleanze, in sintonia con le istanze legate alle devastazioni ambientali e alla crisi climatica. Mentre la Storia succede – ha concluso – la lingua poetica e la voce vibrante della autrice cantano un paesaggio ostile, limaccioso eppure familiare e fecondo per le donne che lo sanno abitare, un paesaggio che si fa a sua volta personaggio vivo e potente. Così, l’eco di parole e fruscii che la narrazione sa creare tra il passato e il presente, la terra e l’acqua, il reale e il perturbante risuona in noi a lungo, ben oltre le pagine del romanzo.”